NEARA;

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  1. (ulalume)
     
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    1. Sirene da compagnia per Leonesse isteriche.
    Luogo: Isola di Cosmos; spiaggia.
    Presenti: Cillian, Neara.
    Data: 7/12 - Giorno: 341 Anno: VII
    Riassunto: Tempo di pulizie per il Nordico che si appresta a incenerire, in un fuoco sulla spiaggia, tutti i vecchi indumenti da Mannaro. Giunge Neara, arrivata all'Isola la sera precedente, in cerca di Charlie e invitata a restare dall'Arhat in persona. Ovviamente, la conversazione tra i due va a finire proprio su quest'ultima, Iss.



    21:10 [Umano - Nordici ] Cillian [Consacrato all'Eclissi - Umano] [ spiaggia ] ( Il fuoco arde, scoppiettante. Sono fiamme alte, alimentate da una brezza che arriva dall'entroterra isolano, satura dell'odore della Foresta. Delle sfumature più svariate di rossa e giallo, danno un alone dorato a chiunque incontrino: viso del Nordico compreso. Lui, ovviamente, per evitare di essere investitito e carbonizzato, si è messo in modo tale da rivolgere la schiena alla direzione dalla quale provengono le spire d'aria; così, ha il falò subito, direttamente di fronte a sé. Di sicuro, non ha freddo. Sotto i fumi, e le scintille, s'intravedono, accatastati ordinatamente, dei ceppi di legno, brucianti; gli stessi che giacciono, ancora incolumi, di fianco ai suoi piedi. Non ci sono solo rami secchi, però, pronti ad essere carbonizzati. Si possono facilmente notare, infatti, anche degli sprazzi verdastri: il tessuto, di buona fattura, che costituisce, oltre al resto, una divisa da dragoniere della schiera terrestre. I ricami di fili di seta, d'oro, sono ormai pochi: è un indumento visibilmente usurato, oltre che slargato. Giace al suolo, sulla sabbia, tenuto fermo e protetto dalle raffiche di vento da un pesante sasso grigio. Gli occhi castani dell'Umano assumono sfumature quasi aranciate nel fissare quello sciabordio di fuoco, posto a qualche decina di metri dal bagnasciuga ed ad altrettanti dal sentiero che conduce alle Grotte o al limitare della ricca vegetazione tropicale. Indossa un paio di brache di pelle marrone, tenute su da un cinturone nascosto dagli orli di una camiciola di lana grezza, stinta, da una scollatura abbastanza insignificante. Sarebbe a maniche lunghe ma, a causa delle zaffate d'aria calda, in netto contrasto con quelle che imporrebbe il clima, queste, sono arrotolate fin sopra ai gomiti. In mano, ha un'asta di legno pesante, affilata e appuntita, colla quale rimescola, senza una parola, le braci. )

    21:14 [Mermaid - Karcharias ] Neara [Edotto della Sapienza Draconica - Mermaid] [Spiaggia | Umana] « Anche stasera ha scelto la spiaggia come meta.. Turistica. Ma almeno a questo giro è ben coperta. Più o meno. Una figuretta imbacuccata in un mantello troppo grande per lei, alla fine della faccenda. Tanto che ha lo strascico. Parte di quel manto le ricade alle spalle, scivolando sul terreno morbido della spiaggia e lasciando una scia poco profonda, segno evidente del suo passaggio. Lo ha gettato sulle spalle con noncuranza, lasciandolo aperto e coprendo solo parzialmente la casacca chiara che indossa sotto. Anch’essa una camiciola da uomo, che scende fino quasi al ginocchio, fungendo più da corto abito che da maglietta nel senso stretto del termine. Un po’ insaccata in quegli abiti che ha evidentemente portato via dalla stanza del Mannaro, perché lei lì cose con cui coprirsi non ne ha, non saprebbe neppure come portarle. E fosse per lei, viaggerebbe nuda. Si muove lungo la linea della spiaggia, che curvando segue il profilo dell’isola. Non ha una meta precisa, passeggia semplicemente, spostando lo sguardo chiaro dall’entroterra al mare aperto, uno alla sua destra e l’altro alla sinistra. Pensierosa. Probabilmente non sa neppure come si torna al Covo. Una decina di metri scarsi la separano dalla rena bagnata dalla risacca, si tiene a debita distanza. Sufficiente da poterne sentire gli odori, ma non abbastanza da esserne schizzata. Benché l’impulso di lanciarsi in mare sia alto, si concentra per restare con i piedi ben piantati a terra e le gambe al loro posto. Talmente immersa nei propri pensieri da rendersi conto anche troppo tardi di non essere sola. Il bagliore del fuoco è ciò che la distrae, portandola ad arricciare il naso istintivamente ed a rallentare il passo, mano a mano che si avvicina alla figura umana nel buio. Impossibile dire di chi si tratti, al momento lo coglie solo come un uomo. Continua ad avanzare verso di lui, nonostante il falò acceso. »

    21:28 [Umano - Nordici ] Cillian [Consacrato all'Eclissi - Umano] [ spiaggia ] ( Un giustacuore di cuoio sta a terra, poco distante dal mucchio di legna e di vecchi abiti: ma, visto com'è messo in disparte, probabilmente, lui, non è da bruciare. E' solo, attualmente, inutile. Il Nordico è tra due fuochi: quello tale, nel vero senso della parola, di fronte a sé, immensamente caldo a causa della vicinanza; e quello metaforico, rappresentato dalle spire di vento gelido, provenienti direttamente dalle vette del vulcano privo di vita e, perciò, di per sé, congelato. A vederlo, però, sembra prevalere il primo: la scorza nordica, viene sferzata dai fumi, brillando, in alcuni punti - quale la fronte, soprattutto- di sudore. I capelli biondastri sono ancora troppo corti per potercisi appiccicare: le tempie e la zona sopra le sopracciglia sono libere da tutto. Ferite comprese, se per questo. La chioma a spazzola, troppo corta per andare a conformarsi nei soliti vecchi boccoli appena ondulati, viene di tanto in tanto sospinta dal vento, ma niente di più: rimane comunque somigliante non troppo vagamente allo scopettonino di una spazzola. L'Umano rivolge le spalle, sempre ampie e ben calibrate a tutto il resto, oltre che alla scogliera e all'entroterra, anche a chi arriva, ovvero Neara. Il suo sguardo resta fisso sulle fiamme; un bisogno costantemente acceso dagli improvvisi scintilli e scoppiettii. Alcuni di questi talmente violenti che, a un certo punto, si trova pure costretto a mollare il bastone, prima usato come scuoti-braci- e gettarlo insieme a tutto il resto nelle fiamme, a bruciare. Pensieroso, lo è anche a lui ma, in quel momento, non riesce comunque a trattenersi dallo sfoderare una imprecazione a mezzi denti. ) 'Fanculo. ( Schiocca la lingua contro il palato, allontanandosi di qualche passo dal falò, accostandosi, così, proprio a ridosso della vecchia divisa e, senza volerlo - perché non l'ha ancora proprio notata - più vicino alla Sirena. I lineamenti del viso sono tesi in un'apatia evidente, simil parete di ghiaccio, che si frammenta solo dopo qualche secondo quando, evidentemente, si trova costretto a procedere con quello che sta facendo: ovvero bruciare tutti gli effetti da Orso. )

    21:38 [Mermaid - Karcharias ] Neara [Edotto della Sapienza Draconica - Mermaid] [Spiaggia | Umana] « Lo sguardo bianco è fisso sul falò scoppiettante e sui colori che quello rilascia, attratta dalle fiamme ed al tempo stesso spaventata dal loro calore. Non smette di avanzare, riducendo rapidamente le distanze, consapevole di non essere stata ancora notata dal Nordico, intento nei suoi affari. Ad ognuno i propri pensieri, almeno fino a quando la sua imprecazione non la costringe a schiodare l’attenzione dal fuoco e puntarla su di lui, svogliatamente, lanciandogli giusto un’occhiata. Troppo pigra per preoccuparsi di cercare qualcosa che l’aiuti a riconoscerlo. La stazza non le basta, visto che l’ultima volta che lo ha visto era ben diverso. Si ferma di colpo quando lui arretra, ad una distanza di un paio di metri, affondando i piedi nella rena fredda ed osservando dubbiosa i suoi movimenti. Resta in silenzio qualche istante ancora, dandogli il tempo di rimettersi a posto come vuole. Si schiarisce la gola, come unico segno che testimonia la sua presenza alle sue spalle. Un tossicchiare leggero che ne vuole attirare l’attenzione, anche perché vista la presenza del fuocherello, non ha la minima intenzione di muovere un solo passo in più verso di lui. Ben fissa, il capo leggermente inclinato verso la spalla destra, con le ciocche scure che le solleticano i fianchi e la spalla stessa, in onde appena accennate ed ancora umidicce per il bagno del pomeriggio. Qualche filo ricade anche sul profilo sinistro, adombrando la presenza del marchio sulla tempia, violaceo sulla pelle pallida. Il sopracciglio sinistro inarcato, a tradurre tutta la sua perplessità. » Cambio di vestiti stagionale? « domanda, alla vista di ciò che sta bruciando, va a tentativi. Il tono si mantiene basso, poco più che un mormorio. Completamente tranquilla ed a suo agio, benché sia sull’Isola da solo un giorno. Ancora le sfugge l’espressione sul volto dell’uomo, in quanto l’unica vista che ha di lui sono le spalle, ed a tratti il profilo, in base ai suoi movimenti. »

    21:51 [Umano - Nordici ] Cillian [Consacrato all'Eclissi - Umano] [ spiaggia ] ( Ad eccezione della stazza e - per forza di cose - dei capelli - della loro lunghezza - , fisicamente, non è cambiato poi molto. Certo, non rischia più di trasformarsi in un orso polare da un momento all'altro e la Luna, lassù, nel cielo terso, è ben lungi da provocargli qualche tiro mentale oltre ai ricordi ma, nel complesso, lo si può riconoscere. Sempre che si degni di gettarti un'occhiata. Perché, ora come ora, è troppo intento a tirar su con un piede - così, alla maniera dei bruti, proprio - la divisa a terra; cercare, cioè, di farla scivolare da sotto il peso del sasso e avere così l'opportunità di afferrarla fin da subito senza troppi impedimenti. Neara ci mette abbastanza tempo prima di richiamare la sua attenzione, da consentirgli di riuscire nell'intento: l'Umano si ritrova presto con in mano il vecchio vestiario. Vecchio perché risalente al passato - nemmeno troppo antico - e, soprattutto, vecchio perché non potrebbe essere più logorato e stra-utilizzato. Lo maneggia con relativa calma, facendo scivolare i polpastrelli callosi da un angolo all'altro, fino a stendere quelle che sono un paio di brache di fronte al proprio naso - stando bene attento a calibrare la distanza col focolare. Se le indossasse, gli starebbero grandi eccome, soprattutto in lunghezza: si parla di qualche decina di centimetri che non andrebbero di sicuro cammuffate, infilzandole negli stivalacci. Un sorriso, per quanto tenue, gli incresca le labbra. Se le rimira, facilitato dalla luce del fuoco che crea tonalità più calde su quel verde slavato dall'uso. Poi, però, arriva anche il tempo per accorgersi di Neara. Istantaneamente, appallottola tutto sotto l'ascella destra, torcendo il collo e, parzialmente, il busto, verso la Karcharias. Le dà una occhiata veloce, dal basso all'alto; la riconosce, eccome. E se è sorpreso di vederla lì stenta a darlo a vedere. ) Se ti servono, evito di bruciarli. ( Risponde, tornando a guardare le fiamme. ) In quanto a misure, non dovrebbero starti più larghi di quelli che già indossi. ( Ha notato, ha notato; mica ci vuole tanto, poi. )

    22:03 [Mermaid - Karcharias ] Neara [Edotto della Sapienza Draconica - Mermaid] [Spiaggia | Umana] « Riprende a muoversi solo quando lui la nota, spostandosi verso destra in modo tale da cercare il suo viso senza avvicinarsi più di quanto è già al fuoco, e senza mettersi contro il vento. Meno calore le arriva addosso e meglio è. Ha notato tutti gli abiti che lui sta gettando nel fuoco, compreso il paio di brache che tiene in mano. Scuote il capo alla sua richiesta, abbozzando un sorriso e soffermandosi finalmente sul suo volto. Ed è questione di un istante prima di riconoscerlo, anche se quel riconoscimento la lascia un po’ spaesata, tanto che lasciando da parte educazione e pudore si piazza lì a scrutarlo, da capo a piedi, ripetendo il percorso un paio di volte, le labbra socchiuse in un’espressione stupita. » Or.. « si blocca in tempo, ricordando le parole che le disse la Sorella, chissà quando. Manda giù il termine che le stava uscendo, morsicandosi la lingua. Impiega qualche secondo per riprendere a parlare, più composta adesso. » Cillian « almeno il nome dovrebbe averlo azzeccato, senza errori. » Nha, non penso potranno servirmi « indica con un cenno del capo tanto i pantaloni quanto il fuoco, in un muto invito a proseguire la sua opera di distruzione. » Questi? « domanda, allargando leggermente le braccia per mostrare la camiciola chiara, ma senza esagerare, giusto per evitare che il mantello le caschi dalle spalle. Dopotutto è solo appoggiato, visto che non ne ha un bisogno così impellente. » Ah ma questi sono solo provvisori. Non avevo altro « borbotta, quasi come una scusa. » Mica posso andare in giro nuda eh « aggiunge, piccata. Fosse per lei, non ci sarebbero problemi, sia chiaro. Ad un nuovo baluginio delle fiamme, il cui riverbero le arriva addosso, arretra di un passo, istintivamente. Spostando lo sguardo, critico, sul falò. Lo tiene d’occhio, continuando comunque a parlare con lui. » Quindi sei vivo « conclude, mollando lì la sua affermazione, spinta più che altro dalla curiosità del momento. Le ultime notizie che ha di lui sono quelle raccontate dalla Leonessa, parecchi giorni addietro. L’unica cosa di cui è a conoscenza è l’incidente avvenuto, per il resto non ha più posto domande. Ma il vederlo lì, anche se cambiato, la rassicura almeno un pochino. »

    22:21 [Umano - Nordici ] Cillian [Consacrato all'Eclissi - Umano] [ spiaggia ] ( In ogni caso, per continuare a fare quello che stava facendo, non aspetta nemmeno la risposta della Sirena. Tanto, era palese e già implicito nella sua domanda che l'altra, quei vestiti, non li avrebbe accettati: l'ironia, amara, non la faceva nemmeno lontanamente passare per una reale offerta. Ed eccolo, difatti, a lanciare senza una parola il fagotto verde - le brache - tra le fiamme; queste, lo accolgono, incrementandosi ulteriormente, sollevandosi verso la volta notturna. Orso. Lo stava per chiamare orso; mica ci vuole un genio per capirlo. Ghigna, a quello. Ghigna proprio di gusto alla correzione; peccato che il ghigno rimanga teso sul falò anziché sulla sagoma della Karcharias. Ed è con questo che vede la parte inferiore della divisa della terrestre sgretolarsi, in quanto a cenere, ancora agognata dal calore. ) No, certo. ( Solleva le spalle mentre il collo è di poco sporto verso di lei; abbastanza da poterla scrutare, di sottecchi, non sufficientemente da rivolgerle nuovamente e pienamente il proprio viso. ) Anche se temo che l'unico mannaro maschio rimasto sull'Isola sarebbe di opinione differente. ( Non sa nulla riguardo a Charlie; le sue sono solo congetture, piuttosto veritiere - perchè vissute sulla propria stessa carne - sugli effetti causati dalle Sirene, Squali o meno. Per il resto, non si fa congetture a riguardo delle vesti che l'altra indossa: semplicemente, non è un impiccione. Semplicemente, ha altro a cui pensare. ) A pensarci bene, anche Daemon avrebbe qualcosa da ridire, su questo. ( Si allontana ancora dal fuoco, solo per avvicinarsi al mucchio di vestiti rimasti accatastati. Li rimira distrattamente dall'alto, quasi a cercare qualcosa in particolare. ) Quindi, sì; mica puoi andare in giro nuda. ( Inclina il capo, rivolgendole un mezzo cenno di finale comprensione, nemmeno troppo entusiasta. Che non sia d'umore limpido e splendente, è palese. ) A meno che non sia uno spettro o, peggio, un cadavere ambulante, sì, sono vivo. ( Ritorna al suo daffare, propinandole una risposta piuttosto semplice e sbrigativa. ) Sei arrivata ora? ( Domanda, mentre afferra la rispettiva casacca, abbinata alle brache appena gettate nel fuoco. ) Ho visto Iss scriverti, l'altro giorno. Non pensavo che fosse per invitarti qui.

    22:37 [Mermaid - Karcharias ] Neara [Edotto della Sapienza Draconica - Mermaid] [Spiaggia | Umana] « Ancora prima di dare qualsiasi risposta, smolla il mantello che ha sulle spalle, con un colpetto leggero lascia che ricada sul terreno, afflosciandosi in pieghe morbide e scomposte. Iniziava a pesarle seriamente averlo addosso. Smuove un po’ le spalle, per riassestarsi, ed alla fine si lascia cadere con ben poca eleganza a terra, appoggiandosi al manto appena gettato. Si siede, lasciando le gambe sotto di lei, come appoggio aggiuntivo. Anche se la posa è tutto meno che seria, la schiena è ben dritta e lo sguardo chiaro fisso sul corpo dell’umano, che segue con minuzia. Ne scruta ogni movimento, incagliandosi sul suo viso, attratta dalle sue espressioni. Ha imparato anche a guardare quello, quando ha a che fare con i terrestri. » L’unico mannaro maschio.. « ripete quelle parole, arrivando alla soluzione pochi istanti dopo. Quindi non c’è più pericolo che venga inseguita da un orso incacchiato. Almeno quello è passato. » Oh beh, queste cose me le ha infilate a forza l’unico mannaro maschio rimasto sull’isola « commenta, con una punta di divertimento malcelata. » A quanto pare secondo lui devo andare in giro coperta « smonta la sua congettura in quattro e quattr’otto. » Daemon? « domanda, incuriosita. Non nasconde la sua ignoranza su alcuni membri di quel gruppo. » Temo di non sapere chi sia « si stringe nelle spalle, lasciando cadere l’argomento. Compare un nuovo sorriso sul suo viso quando le viene data l’ultima risposta, un sorriso che si tramuta in una risatina sommessa, che la porta ad arricciare il naso ed abbassare finalmente lo sguardo, portandolo sul falò scoppiettante e rinvigorito dalle aggiunte di vestiario. » No, non sei un cadavere ambulante. Puzzi meno di loro « eh, l’ultima volta che ha avuto a che fare con uno di quegli esseri, beh, l’odore lo sentiva anche lei. Fin troppo bene. » Ma che ne so io! « borbotta » L’ultima volta che ho parlato di te con Iss è stato parecchio tempo fa. Che ne so di cosa fai. Ma visto che non ti ha più citato ti davo per guarito « comunica il fatto che no, non lo aveva dato per morto, almeno quello. Scuote il capo alla domanda successiva, scostando le ciocche scure dal viso, ancora un po’ appiccicaticce. » No, sono arrivata ieri sera « indica l’entroterra con un cenno » Ho passato la notte qui, solo che ora non sono certissima di saper tornare là dentro « senso dell’orientamento sulla terra pari a zero. » Scrivermi? « aggrotta le sopracciglia di colpo, scattando con lo sguardo su di lui » Iss non mi ha scritto, ti sbagli « annuisce » Sono giunta qui per caso, ammetto che stavo cercando una persona, e ho beccato lei. E’ stata una cosa casuale « lo informa. » Non mi ha invitato, almeno, non per missiva « insomma, si è insediata. »

    22:57 [Umano - Nordici ] Cillian [Consacrato all'Eclissi - Umano] [ spiaggia ] ( Si rigira la casacca da una mano all'altra, scrollandola alla bell'emeglio dai granelli di sabbia, manco dovesse tornare ad indossarla in un prossimo futuro. Nel fare ciò, di tanto in tanto, va a gettare una qualche occhiata alla Sirena, quasi a volerla sempre controllare o tenere d'occhio; è quando si è seduta che si prende la briga ed il tempo per riavvicinarsi al fuoco e gettare anche la giubba al suo destino, piuttosto tragico. ) Sì. Come puoi vedere, io non posso più permettermi di andare in giro nudo. ( Ironico, per quanto non sorrida, in una maniera tutto fuorché specifica: potrebbe riferirsi a qualsiasi cosa. Al fisico non più così statuario - ma nemmeno ricotta e fichi, se per questo; alla propria età - nemmeno così avanzata, a dire il vero; al fatto di non doversi più ritrovare nudo senza un preciso perché dopo una notte di Piena. Inarca un sopracciglia, quando dall'altra viene, per quanto solo accennata, tirata in ballo la relazione con Charlie; se prima non lo sapeva, ora lo sa. E non è sufficientemente pettegolo - o, comunque, in vena per esserlo - per fare ulteriori commenti a riguardo. Eccetto uno. ) Si, è sempre stato un tipo abbastanza possessivo. Anche da femmina. ( Si gratta la barba, mentre col piede sinistro, cinto dal robusto e protettivo cuoio degli stivalacci, sistema un paio di carboni crollati fuori dal cinto di pietre ardenti, facendole strusciare sulla sabbia. Parole dette tanto per dire; forse per mostrarsi interessato. ) Va in giro nuda se hai il coraggio, e vedi che lo conoscerai. ( Daemon, o Daemon. E' ora che azzarda un sorriso, sinceramente divertito nel ricordare l'amico, caratterizzato da eterni, ormai, nell'opinione pubblica del covo, da degli eterni ormoni impazziti. Il sorriso, però, è destinato a svanire, progressivamente, quando l'altra rimette in campo Iss. Opportunamente, il Nordico si volge, a tornare a piantare in faccia alla Karcharias, la propria schiena. ) Ti parla di me? ( Vago, nemmeno troppo, a dire la verità. Però la stracciata curiosità riesce a mascherarla con un muro di indifferenza, fallace. ) L'ho vista coi miei occhi. ( Ruota il viso, volgendole, effettivamente, le iridi castane, intervallate da qualche screziatura più chiara, celeste, vicino alle pupille. ) Ma non ha importanza se sa che sei qui. Un po' di compagnia non può che farle bene.

    23:11 [Mermaid - Karcharias ] Neara [Edotto della Sapienza Draconica - Mermaid] [Spiaggia | Umana] « Se lui non è curioso, lei al contrario lo è anche troppo. Non riesce a trattenere per molto la sua curiosità, soprattutto perché ciò che lui le dice ne stuzzicano l’interesse. Socchiude le palpebre, fissandolo pensierosa, senza perdersi un solo movimento. » Che cosa ti è successo, esattamente? « domanda, mettendo il naso senza pudore. E’ anche pronta a prendersi una scarpata in testa, ma non riesce a trattenersi, per nulla. E’ arrivata a capire che non è più l’Orso che era un tempo, ma il motivo le rimane oscuro. Nel citare Charlie inarca un sopracciglio, istintivamente. » Quando era donna.. Ecco.. « borbotta, adesso che quell’argomento è tornato a galla, anche la sua vecchia curiosità fa capolino. » Anche a lui, cosa è accaduto? Insomma.. So che prima era una donna, mi è stato gentilmente fatto notare da un mio simile « che avrebbe volentieri affogato, se avesse potute. » Ma il motivo per cui adesso non lo è più rimane un mistero « è evidente che lui non gliene ha parlato. Ha chiesto, ovvio, ma senza ottenere grandi spiegazioni. » Presterò attenzione a non incontrarlo quando sono nuda, allora « Daemon. Si è fatta proprio un’ottima impressione di lui pur senza averlo mai visto. Quando il discorso torna su Iss si rilassa con un sospiro lungo, scivolando a sedere sulla sabbia morbida e distendendo le gambe davanti a sé, semi addormentate per la posizione non proprio comoda. Lo sguardo resta piantato sul baluginio rosso del fuoco, nonostante continui a parlarli, abbassando la voce però. » No. Non proprio.. « risponde, sincera. » Insomma, ogni tanto, quando capita. Ma di sua spontanea volontà no.. Non mi dice mai nulla « non lo guarda più, proprio per questo non riesce ad intercettare la sua ultima occhiata. Sembra essere particolarmente concentrata sul falò. » Mi ha solo detto di quella cosa « della sua caduta » Sì, quello me lo ha rivelato di sua volontà « si stringe nelle spalle, ancora una volta. Alla fine abbozza un sorriso, un po’ tirato forse, ma sempre meglio di niente. Con lentezza torna a guardare l’uomo, un po’ scettica. » Con tutte le persone che ha qui, su quest’isola, cosa può fare la mia compagnia? « la domanda è posta con genuina curiosità, non le è ben chiaro. » Nel gruppetto comprendo anche te « dopotutto anche lui può essere un’eventuale compagnia per la Leonessa. Lei, purtroppo, non conosce ciò che sta avvenendo tra i due. All’accenno sulla missiva non commenta altro, l’argomento semplicemente decade. »

    23:30 [Umano - Nordici ] Cillian [Consacrato all'Eclissi - Umano] [ spiaggia ] ( Riguarda le braci tornare nelle grinfie del fuoco, sgretolandosi e vi ci si sofferma per qualche istante di puro silenzio. Gli è facile incantarsi davanti alle fiamme, soprattutto se è in fase da viaggio mentale - depressione come questa sera. Non per questo, però, si perde le parole della Sirena: se non le sente tutte, per lo meno, riesce ad intuirne il senso dopo averne afferrato le ultime. La prima domanda resta priva di risposta per una buona manciata di secondi. Si è girato, silenziosamente e se prima guardava le lingue rosse, arancio e oro, ora vede il mare, nero, un po' più sopra rispetto alla sommità del capo di Neara, a terra. ) Prima o dopo che la mia cavalla mi prendesse a zoccolate in faccia? ( Ha assunto una posizione rilassata per quanto si trovi ancora in piedi, a pochi passi dalla Karcharias. Una gamba, la destra, è leggermente piegata verso l'esterno ed il collo è incassato tra le scapole. ) Perché, per il dopo, non credo di essere la persona più adatta per rispondere. Ho ricordi abbastanza vaghi della mia permanenza a letto, dai Druidi. Per non dire nessuno. E mi ricordo altrettanto vagamente di come io abbia attaccato mia figlia e, prima ancora, quella che considero tale. Di come sia tornato umano, ti potrei dire ancora meno: anche perché mai come allora mi sono lasciato andare al Legame. Dovresti saperne qualcosa a riguardo. ( Non sembra infastidito dalla curiosità altrui; risponde con voce pacata e bassa, generalmente tranquilla per quanto, a tratti, attraversata da un velo di sarcasmo. Nell'ultima propria affermazione, vira lo sguardo sulla Sirena e sul Marchio che questa ha sulla fronte, parzialmente nascosto da qualche ciocca di capelli scuri. La vede abbastanza bene, lui che ha il falò alle spalle. ) Su Charlie, non me la sento di parlare proprio. Scusa. Se non ti ha detto nulla, un motivo ci sarà, temo. E, soprattutto, ci sarà il momento giusto per farlo. Che io non conosco. ( In poche parole, se ne lava le mani. Anche perché, di testa sua, rimane focalizzato sull'argomento Iss. Fa un mezzo sospiro, optando, poi, per questioni di comodità, per una posizione similare a quella dell'altra. Similare fino a un certo punto: si siede al suolo, sulla sabbia, a gambe incrociate, lì dove prima stava eretto. ) La tua compagnia può fare molto. Ti considera ancora una sorella. ( Questo lo sa per certo, visto che Iss, Neara, con lui, l'ha definita tale. ) Io, al contrario, non sembro più essere suo padre. Almeno dalla sua visione delle cose; perché, purtroppo per lei, io mi considero ancora tale. ( E vorrei vedere. Non la guarda, in tutto questo. Ha le mani stese poco avanti le punte degli stivali, ad afferrare con un'attenzione inesistente alcuni granelli. ) Non ci sto più capendo nulla. ( Una vera e propria ammissione, pregna di sincerità. )

    23:44 [Mermaid - Karcharias ] Neara [Edotto della Sapienza Draconica - Mermaid] [Spiaggia | Umana] « Incassa la testa nelle spalle anche lei, lasciandolo parlare senza interruzioni. Lo ascolta, benchè lo sguardo resti fisso in un punto non ben definito, nello spazio. Lontano sia dal mare che dal fuoco, più verso il buio che li circonda. Alla conclusione di prende qualche attimo di silenzio, ascoltando lo scoppiettio della legna, tanto che sembra non essere intenzionata a dare risposta. Riflette, prendendo fiato alla fine, costringendosi a riportare lo sguardo su di lui e ritrovandolo a terra. Si è persa anche quel movimento. » La preoccupazione che mi mostrò Iss era autentica, pura. Quando mi disse di quell’incidente era davvero spaventata, preoccupata che potesse succederti qualcosa di irreparabile, o peggio, di perderti « la ricorda quella sera, e l’atteggiamento strano della ragazzetta. Torna a muoversi anche lei, appoggiando i piedi a terra e cingendosi le gambe con le braccia, portandole al petto. Il mento viene appoggiato alle ginocchia ed in quella posa raggomitolata, prosegue, fissando l’attenzione sull’umano, ma senza guardarlo dritto negli occhi. » Non credo che tu abbia attaccato volutamente, nessuna di loro. O almeno, lo spero.. « socchiude le palpebre, concentrandosi su qualcosa che le gira per la testa » Se hai ricordi così confusi vuol dire che non eri in te. Non dico che non hai colpa, ma almeno un po’ può essere mitigata « la voce si abbassa ancora di più, se possibile. » A volte il Legame ci salva la vita, altre rovina tutto « lei lo ha provato sulla pelle. Quando si va a toccare l’argomento “sorella”, sorride. Un sorriso amaro, ma punto di dolcezza. » Anche io la considero ancora una sorella, in tutto e per tutto, e non posso fare a meno di preoccuparmi per lei. E’ anche questo il motivo per cui sono piombata qui sull’Isola, senza preavviso. Anche se questo a lei non l’ho detto « ammette, sincera. Era da troppo che non la vedeva. » Tu non smetterai mai di essere suo padre « lentamente torna seria, muore quel sorriso. » Non penso che tutto l’affetto che provava per te sia svanito nel nulla, così da un giorno all’altro. Può essere che tu abbia sbagliato, ma non riesco a credere che ti detesti al punto da non considerarti più un padre « lo osserva, tornando per qualche istante in silenzio. » Probabilmente è tutto solo sepolto da un bel po’ di sabbia, penso stia a te impegnarti per tirarlo di nuovo fuori « ha sperimentato anche qualcosa di simile, anche se molto meno pesante. Ha dovuto solo scavare, per ritrovare ciò che credeva di aver perso. » Sì, non ti preoccupare, lascia perdere.. « commenta la questione di Charlie così, alleggerendo il discorso con un nuovo sorriso. »

    00:06 [Umano - Nordici ] Cillian [Consacrato all'Eclissi - Umano] [ spiaggia ] ( Persiste nel giocherellare con la sabbia: le dita si sotterrano per poi riaffiorare coperte di granelli che non perdono tempo a scivolare sulla pelle asciutta del Nordico, tornando a fomentare le precedenti cunette e fossette del terreno cedevole. E' ingobbito, decisamente, coi gomiti appoggiati direttamente sopra alle rotule delle ginocchia, ma tutto sommato è tranquillo. I respiri sono lenti e calibrati e non c'è esitazione, tra una parola e l'altra, quando il silenzio torna a calare, sovrano, sovrastato solo dallo sciabordio delle onde, dal fruscio del vento tra le palme e dal borbottio del focolare. Un minimo di sorpresa traspare, quando Neara descrive una Iss preoccupata per lui. Solleva lo sguardo e, insieme, il mento, abbandonando per quegli istanti la precedente - inutile - attività: le mani ricadono, intrecciate l'una con l'altra attraverso le dita, su quella stessa sabbia, mollemente, trattenute solo dai polsi appoggiati alle caviglie. La guarda anche perché è conscio che lei non lo stia facendo; ne studia l'attenzione, alla ricerca di qualche altra verità non detta o malcelata. ) E' successo prima che la Nera tornasse ad essere tale. ( Una verità. Si mostra piuttosto realistico, per non dire pessimista. In ogni caso, è sicuro; e se può avere avuto un certo sollievo dalle rassicurazioni di Neara, bè, ora è sparito, tatuato di nero, nell'oscurità più assoluta. ) Non ero assolutamente in me. ( Precisa e, questa volta, seppur di poco, il tono si fa più concitato. Si morde il labbro superiore, distogliendo l'attenzione per portarla altrove, verso la propria giubba, lasciata non troppo lontano, all'occorrenza. Un bisogno che infine p giunto. Si è allontanato dal fuoco abbastanza e per un quantitativo sufficiente di tempo da, infine, cadere nella sensazione di freddo; la scorza nordica, fa sì che, oltre alla tunica di lana che già indossa, quel giustacuore sia sufficiente. ) Avevo la mente ridotta a zero; nessun ricordo. Non sapevo dove mi trovavo, chi ero, e non capivo cosa mi dicevano gli altri. Non riconoscevo Fadir stesso. ( Probabilmente, la Karcharias non sa esattamente chi sia - Fadir; Artigli d'Acciaio sarebbe più intuibile, in effetti, ma fuori dalle abitudini dell'Umano. ) Ero terrorizzato. ( Si stringe la casacca addosso, evitando di infilarsela nel vero senso della parola, quanto limitandosi ad appoggiarsela sulle spalle, lasciandola cadere sulla schiena. ) Se ci fosse stata la Luna giusta ... ( Si interrompe. Non è il caso di esporre simili pensieri, ormai inutili, assolutamente. ) In verità, non penso di avere più speranze, ora. Lei stessa dice di non essere in grado di provare le emozioni della gente... comune. ( Storce le labbra. Evidentemente, lui stesso non è soddisfatto di come si è espresso. ) Ci ho provato. Pensa che voglia ostacolarla. Quando invece non voglio che il suo bene, come te, come Charlie, come Daemon, come chiunque altri su quest'Isola.

    00:21 [Mermaid - Karcharias ] Neara [Edotto della Sapienza Draconica - Mermaid] [Spiaggia | Umana] « Tocca anche a lei di essere stupita, quando sente le parole di Cillian, che la portano istintivamente a cercarne lo sguardo, per essere certa che stia dicendo la verità. » La Nera.. « borbotta, pacata. » Quindi è tornata quella che era un tempo? «domanda, incuriosita. Lei ha bene impresso in mente il comportamento della Sorella, e tutti i mutamenti avvenuti nel corso del tempo. Inevitabilmente i pensieri scivolano alla sera prima, su quella stessa spiaggia, al suo atteggiamento nell’accoglierla. » Ah.. Io.. Non ho notato questo cambiamento « il tono si fa di scusa, anche se lo sguardo non si muove dal volto altrui. » Insomma, la Nera che ricordo io è diversa dalla Nera che ho visto ieri « molto meno accondiscendente. Scioglie l’intreccio delle braccia sulle gambe, stirando la schiena ma restando con i piedi ben piantati a terra, le gambe ancora vicine al petto. » Insomma, quella che conoscevo io non si sarebbe mai messa a fare le fusa « commenta, divertita per un istante. Ormai ha fatto l’abitudine anche a quel lato della ragazzetta. » Non lo so, se lei dice così, non ho niente in mano per contraddirla « ammette, sincera. » Forse solo la conoscenza che ho di lei, ciò che mi trasmette. E non riesco a credere che abbia proprio rimosso qualunque sentimento provasse nei tuoi confronti « anche se le sue certezze iniziano a vacillare, adesso, dopo la confessione altrui. » Per l’appunto.. « si appiglia al discorso della sua memoria. » Non eri in te, la paura fa compiere azioni errate, molto spesso. Momenti di debolezza possono capitare a tutti. Penso che lei sapesse che tu non avevi intenzione di farle del male. Non mi capacito di come possa pensare altrimenti « pur non sapendo chi sia Fadir, dice la sua, accenna ad un sorriso, stanco, ma pur sempre presente. » Ripeto, anche se lei pensa il contrario, tu resti sempre e comunque suo padre. Questo è un dato di fatto che non cambierà. E prima o poi anche lei sarà costretta a rendersene conto. A capire che non è un tentativo di ostacolarla, il tuo « sospira, piano. » Ma serve avere pazienza, la fretta non porta a nulla « quante volte ha ripetuto quella frase negli ultimi giorni? Anche troppe. Con calma distoglie lo sguardo da lui, portandolo ancora nel buio del vuoto. » Nel momento in cui abbandonerai la speranza di riuscire, avrai fallito «. »

    00:35 [Umano - Nordici ] Cillian [Consacrato all'Eclissi - Umano] [ spiaggia ] ( Il muro di apatica pacatezza non riesce a nascondere una certa stanchezza oltre che, per quanto in misura minore, esasperazione. Scioglie l'intreccio delle gambe, portandole semplicemente a flettersi, con le ginocchia puntate verso il cielo e verso l'esterno mentre la schiena si raddrizza all'indietro, sostenuta dai palmi, affacciati sulla sabbia. ) Io... Non lo so. Non ci sto capendo più niente, te l'ho detto. Ha parlato di un certo - Grande Vulausiiz. ( L'accento draconico non ce l'ha proprio: può averlo nordico o mannarico ma, quei suoni estranei, fa una fatica bestia a pronunciarli. ) E, con me, il suo atteggiamento non è stato proprio quello di un gatto che fa le fusa. ( Sorride, amaramente. ) Sono preoccupato e non so cosa fare. Ma, se è come dici tu, non fallirò ancora per molto tempo. ( Su questo, non ci piove un acca. La testa, non è che abbia subito grossi mutamenti nel corso della sua storia, coi cambi umano-mannaro-umano: la testardaggine, è la stessa. Il fatto, è che la testardaggine è una delle cose che, sicuro, ha trasmesso pure alla figlia. Una bella guerra, proprio quella che la Nera teme che lui, con le sue parabole mentali, riporti all'Isola. Sospira, mentre si alza, facendo leva sui soli polpacci, con la casacca che scivola su una spalla, nel movimento. ) Andiamo. Ti riaccompagno al Covo, prima che ti diano per dispersa e che accusino me per averti fatta sparire. ( Si, un po' la vittima la fa; ma è ironico, abbastanza. )

    Edited by (ulalume) - 8/12/2012, 00:39
     
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  2. (ulalume)
     
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    2. Tutte le facce della Fede.
    Luogo: Isola; covo - biblioteca.
    Presenti: Cillian; Iss; Neara.
    Data: 8/01 - Giorno:7 Anno:VIII
    Riassunto:
    Cillian sta leggendo per i fatti suoi quando Iss, convinta di entrare in una stanza vuota, lo raggiunge insieme a Neara. Due donne irritate e un uomo che si ritrova nel bel mezzo, apparentemente, nel posto sbagliato al momento sbagliato.




    15:02 Iss corridoi>biblioteca (E' stata in rigoroso e duro silenzio per quasi tutto il traggito, dalla spiaggia fin lassù, nel cuore della roccia e del Covo. Anche ora, percorre i corridoi facendo da apripista di una strada conosciuta: oltre i portoni, i volti degli Arhat passati salutano le due neogiunte, presto sostituiti da fastosi arazzi rossi e oro, che abbelliscono le pareti altrimenti rudi, cavate come sono nella roccia. E' scalza, di nuovo, dopo tanto viaggiare in scomodi stivali, e le unghiette nere ticchettano appena al passaggio sicuro sui marmi che tappezzano gran parte delle stanze. L'ultima, verso cui sta palesemente puntanto per quanto calma, è la biblioteca. E' appena tornata dal viaggio, che di per sè ha lasciato il suo duro segno sulla mannara: per quanto intatti siano pantaloni e corpetto di pelle, questi si portano ancora addosso l'odore del metallo e del fumo. La pelle è più pulita, per quanto segnata, da diverse piccole bruciature, mentre le mani sono piagate dalle vesciche in via di guarigione. I capelli sono lasciati finalmente sciolti, a ricadere in onde biondo scuro intorno ad un viso affilato e marcato, che ha ben chiara l'eredità nordica paterna, a dispetto di quella materna. Gli occhi freddi del Nero, non sono mai stati così evidenti. Qualcosa di vivido di aleggia, in quel silenzio mantenuto a forza. Saluti a parte, è fin troppo distaccata, al momento, complice anche la durezza inflitta dalla luna. Adocchia la porta, e vi si dirige senza indugi o fretta: la apre e si scansa con un mezzo passetto, per fare cortesemente spazio alla sua ospite. Nella mano libera, stringe ancora una missiva chiusa, che non ha mostrato ma ha chiaramente conservato. All'interno, forse, Cillian ha già trovato posto in quell'ambiente sempre troppo scuro: agli occhi di Neara si apre una stanza soffocata dagli scaffali e le librerie, al cui centro domina un lungo tavolo rettangolare, adorno di comode sedie imbottite. Un piccolo lusso per chi si prende il disturbo di frequentarlo, questo posto al di fuori delle riunioni. Il fuoco è acceso, ma fiacco, quasi ridotto a braci.)

    15:23 Neara [ > Biblioteca | Umana] « Segue passivamente, in religioso silenzio, la sorella. Lo sguardo che scorre da un muro all’altro, sorvolando sui visi degli Arhat passati, che la inquietano un poco, preferendo la contemplazione del pavimento in quel punti. Non le serve guardare la Felide per sapere dove si trova, il rumore dei suoi passi è evidente nel corridoio. Anche lei è scalza, ma ogni suo passo è più accurato, felpato, rispetto a quello dell’altra. Di lei è udibile il fruscio delle vesti e niente altro. Leggermente più ben messa, probabilmente a causa del suo abbandono forzato dell’accampamento prima di poter iniziare qualsiasi lavoro di forza. Le ciocche scure sono state raccolte in una coda, che ricade morbidamente sulla spalla destra, tenendo ben sgombro il viso dai tratti decisi e la pelle pallida, in cui l’unica cosa ben evidente è il marchio sulla tempia. La solita casacca verde a coprirla, e le solite brache scure. Semplici, senza fronzoli, fasciano il suo corpo evidenziando solo vagamente le forme reali che vi sono al di sotto. Oggi non ha neppure la solita cintura, totalmente disarmata. Dentro quelle mura si sente stranamente al sicuro. Si ferma un istante, quando anche la sorella lo fa, davanti a quella porta. Accenna un sorriso, prima di precederla e fare il suo ingresso nella biblioteca. A lei le biblioteche hanno sempre affascinato, in un modo o nell’altro. Grandi spazi, scaffali colmi di libri e la stessa aria che si respira lì dentro è piacevole. Istintivamente lo sguardo corre agli scaffali stipati, ignorando tutto il resto – tavolo e fuoco compresi. La direzione che prendono i suoi passi è indubbiamente verso gli scaffali, distrattamente. Il fatto che l’ambiente sia scuro non sembra averla smossa neppure, le basta la luce che vi è dentro. Se vi sia Cillian o meno, non si sa. Lei, da parte sua, non lo nota affatto. »

    15:39 Cillian [ biblioteca; tavolo ] ( Se è lì dentro, c'è un buon motivo. Non capita di vedercelo spesso, il fatto, quindi, ha un ché di straordinario ed eccezionale. La biblioteca, è sempre stata un'ala del Covo rocambolesca e, sempre, dalla parte opposta rispetto alla prefissata meta, per quanto quest'ultima potesse pure essere inesistente. Eppure, ora, eccolo lì. Una presenza tanto impensabile quanto cortese: non sembra voler fare del male a nessuno, col suo boccale di birra, e il suo lucernario, da appoggio. Il primo, alla sua destra, il secondo, alla sua sinistra. Il primo, probabilmente, l'ha trafugato dalla mensa: è grande, abbastanza da contenere una quantità accettabile di ambrata ma il legno di cui è fatto impedisce di constatare direttamente quanto liquido sia effettivamente rimasto. Di certo, non c'è nessuna schiuma affiorante dai bordi del bicchiere; di schiuma, ce n'è solo una qualche traccia tra i peli dei baffoni chiari del Nordico, leggermente spioventi. Le labbra, quasi a insistere nel godere dell'aroma alcolico, sono strette, l'una sull'altra, con decisione: un'ulteriore carica di serietà, a un viso già corrotto dalla concentrazione. Seduto a capotavola del lungo tavolo rettangolare - nell'estremità più lontana sia dall'ingresso che dal camino -, è sporto o, meglio, gobbo, su un insieme di pagine unite tra loro da qualche laccio di pelle consunta. Sono fogli ingialliti dal tempo ma, forse a causa del poco uso a cui sono sfruttate, sembrano ancora in buono stato, leggibili. Non è un tomo gigantesco: di libri del genere, sui grandi ed imponenti scaffali, la sala ne è piena. Quasi quanto i granelli di polvere aleggianti. La lanterna da tavolo, con la fiammella placidamente custodita da uno schermo di vetro opaco e verdognolo, fornisce l'unico, vero, quantitativo di luce: il bagliore rossastro del fuoco, ormai ridotto a braci ardenti nel camino, è troppo debole e smorto per fornire chissà quale sprint di vita. Lo scricchiolio dei carboni, però, ancora scoppiettanti, è piacevole all'udito: un sottofondo prossimo al silenzio che, a dire la verità, non viene neanche troppo sconvolto dall'entrata di Iss e, quindi, Neara. Comunque sorpreso, l'Uomo si scosta dal piano di lettura, scostando il petto dal tavolo e andando ad avvicinare la schiena al poggio della sedia imbottita. Stringe gli occhi, agguantando la lanterna per il manico, indirizzandola verso Felide e Karcharias, col l'evidente intento di vederci un po' più chiaro. )

    15:58 Iss biblioteca (Entra successivamente a Neara, col suo passo leggero resto udibile solo dagli artigli. Più per pigrizia che per altro. La segue appena con uno sguardo disattento, mentre si chiude la porta alle spalle. Gira anche la chiave nella serratura, lasciata lì ingenuamente piu o meno da tutti, per quei pochi che vogliano immergersi nella lettura senza farsi penare i numerosi...disturbatori. Il click metallico suona un pò fiacco, quasi cigolante, di qualcosa che non si usa praticamente mai. Una precauzione ai curiosi, per lo più, sembrerebbe. Tant'è che, subito dopo, lo sguardo s'altalena da Neara alla fonte di luce che le viene "brutalmente" puntata contro: la mannara solleva in fretta un palmo martoriato, a riparare gli occhi) Metti giù quella roba, dannazione. (un intimare, il suo, roco e fiacco. La luna che si prende tutto il suo vigore rimasto- quello che non le ha succhiato via la vita al Nord. Lascia scivolare in basso la mano gradualmente, le palpebre fessurizzate sul viso indurito nell'espressione, ad abituarsi. Le pupille, infatti, risultano improvvisamente strette a due linee sottilissime in un mare di celeste. Un muguno roco, un pò gutturale e stupido le esce pure nel soppesare, a naso, l'odore familiare dell'umano, percepibile come una nota strana nel polverume della stanza e l'acre della legna bruciata. Sbiascica, bassa, come se volesse essere poco udibile, ma nella stanza vuota e silenziosa, schioppettii di fiamma apparte, risuona decisamente udibile anche a Neara) E tu che diamine ci fai qui, ti sei fatto convincere da Kest? (di cosa, non lo chiarisce. Scrolla il capo, in un sospiretto rassegnato, e lascia andare la questione: o almeno da modo di farlo intendere, da come devia e si dirige, senza spiegazioni e premesse, al tavolo. Vi sbatte con forza la mano e la missiva, che spinge un poco oltre il bilico, abbandonandola lì. Il petto si gonfia d'aria, come una feria indispettita, e la sua voce si fa più pressante, a richiamare anche Neara, forse nelle prime parole direttamente a lei rivolte) Ditemi voi come la chiamate questa (le esce un pò impastata, la voce, carica di un emozione forte. Per Neara forse è più conosciuta che per il Consacrato, dal momento che si tratta della lettera di Mistral da lei lasciata. Quanto alle letture di quest'ultimo, le ignora propriamente, da stupida bestia qual'è. Lo sguardo, si punta su Neara, trattenendo una rabbia che aleggia, sottile, solo nello sguardo del drago. A chiamarla meglio in argomento. La pausa è breve e la felide incalza, impaziente) Ve lo dico io come si chiama: una piccola, lurida burocatre piena di ipocrisia. (eccolo il punto del tutto. Intreccia le braccia al petto, mollando la missiva al suo destino. Quella di Neara, è giusto sotto a quella di Mistral) Credo di dover ricevere delle spiegazioni verbali (un tono più moderato, stranamente)

    16:12 Neara [Biblioteca | Umana] « Cammina, piuttosto tranquilla, davanti alle grandi scaffalature colme di libri, studiandone le coste con interesse, ricercando titoli conosciuti, magari. Contando quasi ce ne sono, non è da escludere. Non si accorge di Cillian, ma più che altro della luce che viene puntata su di loro, illuminando un filo di più l’intera stanza. Inclina il capo in quella direzione, con uno scatto fluido, piantando gli occhi pallidi, senza iride e pupilla, su di lui. Impiega qualche istante per metterlo a fuoco e riconoscerlo, ma non commenta, il ricordo del loro ultimo incontro in grotta ancora abbastanza impresso. Lascia che sia Iss a parlargli, tendendo l’orecchio per ascoltare, ficcanaso com’è. Almeno fino a quando la sua attenzione non viene di nuovo richiamata. Nel volgersi verso la sorella il movimento è molto più calmo, pigro. Non risponde subito, piuttosto si avvicina, lasciandosi i tomi alle spalle per puntare al tavolo ed alla missiva abbandonata su quello. Le basta un’occhiata per riconoscere la scrittura della Voce, e poco sotto, qualche parola di quella che invece è la sua, di missiva. Increspa le labbra, interdetta, prendendosi il suo tempo per rispondere. Quando torna a guardare la Felide, l’espressione mantiene la solita calma, segnata però da un qualcosa di indispettito. » Ringrazia che ti ho avvisata « borbotta, a labbra strette. Avrebbe anche potuto portar via i tacchi senza dire nulla. » Quella? Io la chiamo lettera. Con un ordine scritto a chiare lettere « la sua spiegazione non si fa attendere, dritta al punto. » Mi dispiace di averti mollata da sola al Nord in mezzo a quell’ammasso di orsi « scocca solo una rapida occhiata a Cillian. Gli orsi la traumatizzano ancora adesso, dopo l’allegro fatto della Foresta. » Fosse stato per me, sarei rimasta. Mi pare anche di averlo scritto « indica i due fogli con un cenno distratto della mano. » Non è che ci sia molto da spiegare. E' un periodo che io e lei non siamo proprio pappa e ciccia « mormora, sfruttando termini spesso usati dall’altra. » E ogni mio rifiuto di fare qualcosa lo prende come insubordinazione, inadempimento ai miei compiti, e roba varia « scrolla le spalle, neanche troppo esasperata. Si potrebbe dire che si è arresa all’evidenza. » E’ anche vero che, i miei compiti, dentro quelle mura, non si sono esauriti di colpo. Sono sempre lì « una lancia spezzata a favore della Voce, anche se minima. » Poi per carità, lei non ha saputo cogliere la grande opportunità che mi stavano dando i Barbari, affari suoi « lei, ormai, sembra aver gettato la spugna. »

    16:24 Cillian [ biblioteca; tavolo ] ( A dire la verità, nel buio quasi completo della stanza - come nel resto del Covo, non ci sono finestre -, la luce della lampada che regge davanti al muso, più che essere utile, è quasi nociva. Pure per lui che non si ritrova, proprio per niente, la vista di un Felide. E, purtroppo, pure in questo caso, la sua miopia non lo privilegia affatto. Le palpebre sono chine a mezz'asta, strette e puntate sulla sagoma di Neara e, dietro di lei, Iss. Come non riconoscere l'intimazione così soave ed eterea? L'Uomo, per quanto possibile, la squadra, andando poi ad inclinare leggermente il capo sulla spalla sinistra e, contemporaneamente, a riposare la lanterna sulla superficie legnosa e bitorzoluta. La rimette dov'era prima, dalla parte opposta rispetto al calice di birra e non troppo distante dalle pagine che sta - stava - leggendo. ) Aye. E, da quello che ho capito, ne è valsa la pena. Magari ci tornerò più spesso. ( Acconsente, mentre, dal basso della sua posizione seduta, studia lo stato della figlia, non certo dei migliori. Del resto, lo sa pure lui cosa comporta l'avvicinamento logorante della Luna Nuova. Ti condiziona, struggendo al massimo ogni spigolo sporgente dell'essere, aggrappandosi a ogni singola svolta negativa che si presenta, nel corso delle giornate. I palmi, appoggiati al tavolo, strusciano senza preavviso sui lembi della copertina del libricino e li chiudono, con un fruscio pregno di polvere e di stantio. Alla luce della torcia, i granelli risultano evanescenti, quasi, sparendo all'altezza dei suoi occhi, puntati, ora, su Neara. Se vuole dirle qualcosa, non lo fa, riconoscendo, probabilmente, il momento come non dei migliori. Di sicuro, però, gli aleggia addosso, oltre al classico senso di colpa, pure la sagoma di Charlie che gli intima di scusarsi. Al momento, opta per il - fingere che non sia successo nulla, con una certa, per quanto ruvida e bistrattata, classe. Delle discussioni tra figlia e amichetta, può intendere ben poco, anche solo ascoltandole che, di fatto, è quello che sta facendo. Straordinariamente, la birra - se in quantità decenti - gli dà una pacatezza nell'animo assurda, tale, anche, da costringerlo lì dentro, in mezzo a tutti quei libri. Le lascia parlare ma, solo alla fine, senza dire nulla, si allunga, arraffando almeno una delle missive lasciate al loro destino da Iss. L'adocchia, con le sopracciglia aggrottate, anche se, di tanto in tanto, continua a tenere d'occhio le due. ) Mi piacerebbe sapere quello che pensa tu possa aver imparato in ... quanti, due giorni? ( Un'aspirata nasale, che parrebbe essere un ghigno amaro, sommesso. ) ... " grazie ". ( Scuote il capo, mollando la lettera altrove, più o meno al centro del tavolo. ) Senti, io non conosco niente di te, ma se lo prendi come un semplice - dovere -, c'è qualcosa che non va, alla base. ( Si rivolge a Neara, ora, ignorando le frecciatine sugli eventuali orsi. )

    16:39 Iss biblioteca (Constata la rassegnazione generale dell'altra con un occhiata più torva, sempre dura nella propria posa. Cillian viene temporaneamente messo da parte, dal momento che la discussione è loro. Le labbra si arricciano in una smorfia ferale e la voce sputa le parole successiva con un disprezzo vago, mascherato da una voce roca) Ha già cominciato ad infiocchettarti per bene, vedo (aspra, seguita da un silenzio sufficientemente lungo. Ma d'altronde, qui stiamo ragionando con una mannara, una bestia che vede solo ed unicamente le sue verità, anche contro l'evidenza: e così solleva il mento, scettica, surclassando la spiegazione completa con un suono scettico) tsk ( che trova presto la sua fine in altre parole. Più amare, che aspre, si direbbe) Quella donna ti rinchiude in un mondo che non ti appartiene e non ti aggrada. (enuncia, grave e quasi bassa, scogliendo le braccia dal petto per puntarle sul legno come appoggio. Protesa col busto oltre il tavolo, punta direttamente la sirena, dall'altra parte di quella barriera di legno. I canini pronunciati, serrati sui denti inferiori, si mostrano in una smorfia mentre parla, scandendo bene le parole) L'alleanza coi barbari è andata a quel paese. (enuncia, ufficialmente) Dal momento stesso in cui ho deciso di tornare indietro. (ammette, più bassa, sollevando dritta di nuovo. Una rivelazione anche per Cillian, quella, che si attira una sua occhiata in tralice, non proprio amichevole, con le sue affermazioni. Un mugugno vago è come un segno di assenso duro della mannara, che in realtà fa facile confusione di soggetti e rabbia. Lascia attenuare la smorfia, e ci prova a farsi più moderata. Sicuramente un intimazione del Maestro, dato il luogo in cui si trovano, tanto che risponde bassa, sbiascicata) Tanto non c'è un anima apparte noi (triste realtà. Uno sbuffo leggero pare far sbollire un poco di quel rosso che le ha tinto il viso, surclassando le lentiggini) Io so chi tu credi che sia, come l'abisso la vede: luce. La verità, è che la luce suprema, non esiste Neara. Non nei mortali. (un affermazione amara, che prosegue in una parlantina veloce, prima che l'altra possa ribattere) Mistral è piena di ombre nascoste, che pochi occhi possono vedere. C'è ombra in te, ce n'è in me e ce n'è in Fadir. Quella che tu chiami guida, non è altro che una ciarlatana ipocrita: lo dimostra il fatto stesso che lei e l'Oceani abbiano improvvisamente perso tutto l'astio verso la mia razza. Perso poi, dipende probabilmente, come ogni cosa, dai loro scopi. Gli stessi che facevano sempre sottile vanto della loro purezza. Lei rappresenta un concetto di cui non è parte. O forse sì, dal momento che lo stesso concetto di luce suprema, nasconde il retroscena di sterminio supremo. Di chiunque non rispecchi i loro ipocriti criteri. Non ti rendi conto che c'è più politica che fede in quel posto? (fa una pausa, in cui sospira. Resta in piedi, ma la voce si abbassa) Sono disposta a grandi cose per proteggere la mia famiglia- cose di cui porterò il segno a lungo. Non sono disposta a permettere a chicchessia di annihilire mia sorella o peggio, di provare a mettermela contro. Che tu ne sia cosciente o meno, voglio salvarti, ðåzovvu. (un concetto assolutamente più pacato, non estraneo a Cillian. A differenza di lui, la Nera è tutt'altro che rinunciataria)

    16:52 Neara [Biblioteca | Umana] « Continua a tenere lo sguardo basso adesso, puntato sulla lettera. Anzi, sul tavolo. Quando Cillian afferra la missiva lei neppure si scompone, resta con l’attenzione concentrata su un punto a caso, senza in realtà vederlo. Le rotelle nella sua testa che girano ad una velocità superiore rispetto al solito. Sono le parole dell’uomo a farla riscuotere, con un sospiro stanco. » A quanto pare sopravvaluta le mie capacità di apprendimento « commenta, sfiorando l’apatia, il totale disinteresse per quel dettaglio della missiva. » Oh, maddai? « piccata, balza su con lo sguardo, piantandosi nel viso maschile. » Lo so anche io che c’è qualcosa che non va « indispettita. » Ho iniziato a considerare i miei compiti un dovere pesante da quando lei ha iniziato a mettermi le catene « la sua attenzione scivola, distrattamente, andando a posarsi sulla lanterna. Unica, vera, fonte di luce nell’intera stanza. » Prima della guerra non era così, dovevo compiere i miei doveri, questo sì, ma non mi ha mai imposto ordini che mi limitassero la libertà.. Come venire all’Isola, per esempio « la butta lì, così. Probabilmente la scintilla che ha fatto iniziare seriamente la sua piccola ribellione è proprio quella. Quel divieto imposto di lasciare il Palazzo. Verso Iss si volge alla fine, con ancora un sopracciglio ampiamente sollevato. » Infioch..? « le sfugge il senso, tanto che neppure finisce la domanda, la lascia perdere a metà. » Cosa? Per quale motivo hai fatto questo colpo di testa? « mollare i Barbari e l’alleanza, solo per tornare indietro. L’ha fatto anche lei, ma quelli sono dettagli. » No, non mi aggrada. Questo è vero. Non sono un pesce rosso, facilmente rinchiudibile in una boccia « borbotta, scostando le mani dal tavolo per andare ad intrecciarle sotto al seno, un po’ impettita. Lascia che la sorella esprima tutto il suo discorso, limitandosi a guardarla, impassibile. Composta. La risposta da parte sua si fa un po’ attendere, immersa nei pensieri che l’altra le suscita. » Le ombre ci sono in tutti « quello lo ha capito da un bel pezzo. » Hanno perso l’astio? « socchiude le palpebre, perplessa. Ricordava diversamente. » Il fatto che lei approfitti delle persone per i suoi comodi, l’ho appurato di persona. Probabilmente i miei esempi sono molto meno nobili dei tuoi, ma restano comunque cose che segnano « distoglie nuovamente lo sguardo, puntandolo in una zona indefinita della biblioteca, verso un angolo. » Non penso che riuscirà mai a mettermi contro di te. Lei mi ha delusa, alcune volte. Tu, per il momento, no « scrolla le spalle. Insoddisfatta. » Però.. Un po’ tutti tendiamo ad agire per il nostro scopo. Non ho ancora trovato qualcuno di abbastanza nobile da agire sempre, in ogni situazione, per il bene altrui e non per il proprio. Ci si può riuscire un paio di volte, ma poi la maschera crolla « storce il naso, in un impeto di stizza improvviso, che sorge da chissà dove. » Al momento, per me, resta ancora una guida. Anche se l’immagine che avevo di lei si sta sgretolando lentamente, pezzo dopo pezzo, io le voglio ancora bene. Se così si può dire « dopotutto è stata lei la prima a tenderle la mano, quando ha messo piede sulla terraferma. »

    17:06 Cillian [ biblioteca; tavolo ] ( Mentre le due se ne vanno avanti coi loro toni più o meno accessi, e con le loro pose protese sul tavolo, lui resta seduto al suo posto, con la schiena che affonda bellabella nella soffice imbottitura dell'appoggio. Non è esattamente stravaccato ma nemmeno perfettamente composto: le braccia sono protese sul tavolo, una da una parte, l'altra dall'altra. La mano destra stringe il boccale di birra, pensierosa, mentre la sinistra sfiora col palmo la copertina del libricino. Le gambe, invece, sono incrociate, all'altezza dei polpacci e leggermente stese, in avanti. Sembra comodo e poco propenso a lasciarsi andare ai nervosismi generali. Lo sguardo vacilla da Iss a Neara e viceversa ma, a seconda dei momenti, si sofferma sulla prima o sulla seconda. Quando la figlia fa riferimento all'alleanza coi Barbari perduta, è una di quelle occasioni in cui si focalizza su di lei. A causa della vicinanza alla lanterna e, pure, della fortissima differenza di luminosità tra lo spazio che direttamente lo circonda e quello ancora più circostante, le pupille sono ristrettissime e le screziature più chiare, nelle iridi, amplificate per intensità. Soppiantano il castano, più scuro e profondo, con una colorazione più accesa e glaciale. L'espressione che si ritrova, però, è un po' meno - glaciale. Ma non così lasciata a sé stessa. La sorpresa, viene subito scacciata via da una breve sferzata di risolutezza. S'infila. E, se lo fa, è perché è convinto fino al midollo di avere qualcosa di importante da dire che né Iss, né tanto meno il Blu, può immaginare. Forse. ) A loro le loro mazze e le loro asce. Noi avremo le nostre armi. ( Non prende altro tempo per fornire chissà quali spiegazioni di quelle sue parole così sibilline, apparentemente, limitandosi invece a dare un leggero colpetto sull'insieme di pagine che si ritrova sotto il naso, giusto per metterlo in evidenza. Se qualcuno vorrà afferrarlo, non opporrà la minima resistenza, visto che l'arto che prima toccava il libro, ora, si appoggia poco distante, direttamente sul tavolo. Quindi, si ritrae, tornando ad ascoltare le altre due, anche quando Neara gli si rivolge direttamente. La guarda ma torna ad aprire bocca, anche in questo caso, solo alla fine, quando il silenzio sembra essere prossimo. ) Non basta il - volerle bene, se non c'è la fiducia e l' hai detto tu stessa che ti ha delusa più volte. La Fede è qualcosa che va oltre al credere in un Dio o in un altro; devi credere anche in chi lo rappresenta, qui ed ora. A una guida, spetta questo. ( Anche se non la nomina, è ovvio che si riferisca a Mistral. ) Se io non mi fidassi di Iss, come fai tu, sarei ovunque, meno che su quest'Isola. L'avrei lasciata, poco dopo la morte di Lilihel. E' giusto, dispensare nuove opportunità ed è evidente che tu l'abbia fatto. Ma se poi non raccatti nulla, di quello che hai seminato, è giusto e comprensibile puntare lo sguardo altrove.

    17:16 Iss biblioteca (Altalena per un pò lo sguardo da Cillian alla sorella, con un sopracciglio alzato, silenziosa nel loro scambio di battute. La smorfia sottile, quasi ferina per quanto le labbra siano sigillate, reste e non riesce a dissolversi, nemmeno quando espone toni di voce più bassi, ma estremamente sicuro di se) Perchè due persone della mia famiglia avevano bisogno di me. L'ultima cosa che farei, è starmene in un posto dimenticato da dio per i miei scopi, nobili quanto di pare, in queste situazioni. (sciolte le braccia, porta un dito artigliato a picchettare su una tempia, su quella testaccia dura che si ritrova. Scettica, un pò più limpida, aggiunge con un sarcasmo netto) Che ci vuoi fare, non sono elfa, ho una linea di pensiero stupida e lineare. ( si denigra da sola, cosciente dei propri limiti. Una coscienza di cui raramente ammettere la veridicità, e che deriva dal suo lato draconico sopito. Fa spallucce, alla domanda retorica sulla questione "mistral e i dovahkiin") Non esattamente (una risposta blanda e sciatta, quasi piatta) Prova a convincere se stessa che non sia così, in virtù di Adraste. Ma sappiamo entrambe che il rancore ha radici profonde... ( e la sua vocetta vira quasi in una piacevole, in ultimo, sfoggiando un sorrisetto ferino. Soddisfatto, nel complesso, del resto del discorso altrui) Vedi Neara? Tu concordi esattamente con me. La causa che servi, è falsa, poichè non ha basi degne di questo nome. E' una fede per gli dei, non per le persone. Chi come me è un mezzosangue conosce bene questa pena... (l'ultima frase le esce più bassa e roca, prima di riprendersi a dovere. Lo sguardo, freddo a tratti, abbraccia Neara con insistenza. Come suo padre, perfettamente sicura e convinta di poter infondere quel senso di dura sicurezza negli altri. Il sorriso si allarga e lei calda, espone) Perchè non esiste Neara. Mistral vuole convincerti che sia così, ma non esiste nessuno immune dall'inganno, dal desiderio e dall'egoismo. Possiamo tendere, ad una o all'altra metà, lasciarci distruggere...ma la verità, è che essere continueranno a coestistere, per sempre, finchè anche un solo uomo mortale avrà vita. Tutto quel che si può fare, è essere sinceri con se stessi, accettarsi e cercare di essere il più armonici possibili nel distribuire bene e male. Non sono un ottimo esempio, ma in quest'Isola esiste qualcuno, che possiede il dono di vera armonia. (il dire di Cillian, inevitabilmente, la interrompe con un mugugno netto. In silenzio, si perde a lungo a squadrarlo, con un aria tutt'altro che intelligente) Mh? Lance di legno? O ci inventeremo anche le spade di legno? (un commento acido che si blocca quando il Consacrato punta il suo scritto. Scettica, arriccia il naso ed avvicina l'umano, senza il minimo riserbo a imporsi un pò duramente, al suo fianco, quando si allunga per vedere e...annusare) Mh? Mica si fanno così le spade, l'ho visto su al Nord... (bofonchia, poco convinta. E cosa aspettarsi, in fondo. Alza gli occhi per gettare un occhiata a Neara, prima, ed una sorpresa, con un sopracciglio alzato, a Cillian. Ancora lì, con le braccia di nuovo sul tavolo, mezza protesa sul documento mostrato) C'è da dire che se il signorino qui presente non mi avesse preso a calci in culo, da piccola, ora sarei una mocciosa più viziata dell'Astro delle Tenebre. Non sempre siamo disposti a vedere la verità. Nel tuo caso, per affetto. Ma come ti accennai, non c'è più tempo per indugiare. Le profezie stanno per mostrarsi ed io, se devo scegliere, scelgo per la mia famiglia. Charlie, io e...il micio. Anche questo tizio qui, con l'aria losca. ( Cillian) Vogliamo proteggerti, anche da te stessa. Ti chiedo di fare te, la scelta giusta, per la seconda volta. (la guarda, intensamente. Non una vera supplica ma quasi, a giudicare dai toni bassi. Ne saranno successe di cose al Nord, per esporsi così...ma non ne parla)

    17:30 Neara [Biblioteca | Umana] « Sta iniziando a confondersi, presa così, da due fronti. Proprio per questo tiene lo sguardo altrove. Al commento di Cillian sui barbari si limita ad una nuova scrollata di spalle, preferendo non mettere il naso, dopotutto ha già le sue cose di cui occuparsi, e sono piuttosto spinose anche quelle. » Lo so bene cosa significa avere Fede « la risposta arriva bassa, mormorata. » E la mia fede verso il mio Compagno e verso la Profezia stessa non ha mai vacillato. E’ verso di lei, che sta vacillando « lo ammette, piuttosto candidamente, senza remore. » Probabilmente hai ragione « sta parlando all’uomo, adesso. La voce di Iss le arriva dopo, un po’ ovattata dalla miriade di pensieri che la stanno soffocando. » Probabilmente sta vacillando anche in altri punti, devo solo rendermene conto « ha i paraocchi, come dice Iss. » Falsa? « aggrotta le sopracciglia di colpo, ancora incapace di considerarla tale. » Oh, questo lo sa anche lei. Che non esiste nessuno immune da inganni ed egoismo. Il Nano ne è una prova « parla di Malakh, anche se non si perde in spiegazioni. » E’ una delle persone più egoiste e con più ombre che conosco, eppure fa parte degli Eletti « lei, quello, non lo ha mai capito davvero. » Stai cercando di convincermi a voltarle le spalle? « la domanda le esce incontrollata, genuina. E la distrazione della sorella giunge provvidenziale, dandole un istante di tempo per pensare per i fatti suoi, ignorando l’argomento lance e spade. Così come ignora il libro che resta sul tavolo. Il fatto di come si facciano o meno le armi, al momento non sembra essere un argomento allettante per lei. Infine scioglie l’intreccio delle braccia, liberando un lungo sospiro rassegnato. Le mani che si appoggiano allo schienale di una delle tante sedute attorno al tavolo, come sostegno. Lo sguardo ancora piantato sul tavolaccio, senza vedere altro che una macchia informe scura. Non nota neppure i dettagli del legno. Assorta. » Il micio? « le sfugge, così come un sorrisetto un po’ buffo. Sicuramente non si aspettava che anche lui venisse citato. Sorriso che svanisce in fretta, così come è apparso. » Il problema è.. Che anche lei, in un moto del tutto diverso da te, fa parte della mia famiglia. Non è così facile come sembra.. « ammette, i denti che spuntano, a mordicchiare nervosamente il labbro inferiore. Non è tranquilla, e si vede. » Proprio per questo non voglio che si faccia del male. Sicuramente non posso volere la sua morte.. « quello no. » Lo sai come ragiono. E’ ovvio che scelgo la famiglia, sempre e comunque « conclude, senza la minima traccia di titubanza. Di ciò è estremamente sicura. » Cosa vuoi fare? « aggiunge, sollevando a fatica lo sguardo su di lei, pesantemente. »

    17:40 Cillian [ biblioteca; tavolo ] ( Sentir parlare di - famiglia - da Iss, un po' lo colpisce. Tanto da scuoterlo da quella stasi onirica e tutt'altro che credibile, radicata fino alle ossa dall'infanzia, quando subiva il nobile e primitivo distacco di quello che, ai tempi, chiamava Fadir: solo un puro e semplice umano, non un Drago travestito da tale. Le palpebre si sgranano e lui, inavvertitamente, si sporge, verso il tavolo, appoggiando su di esso pure i gomiti, opportunamente flessi. E' costretto a spostare la lanterna, in tutto ciò, solo per evitare di avercela dritta sotto gli occhi: la fa strusciare, quindi, a poche spanne di distanza, sufficienti, però, a scatenare una reazione di luci ed ombre sui visi dei presenti. La birra, invece, rimane lì dov'era: il suo effluvio al luppolo, non dà fastidio a nessuno. A lui, no di certo, dato che ce l'ha ficcato pure addosso, a saturare la carne e persino i vestiti. Almeno, non indossa la divisa da Consacrato, quanto, un semplice completo da viaggio, comodo, nonostante non stia propriamente viaggiando. Silenzioso, guarda la figlia ancora per pochi istanti, prima di far ruotare il collo, squadrare il tavolo e, quindi, infine, Neara. ) La Guida, fondamentalmente, resta sempre tale, per chi la segue. Perché è così che deve essere un riferimento, solido e duraturo. Se ciò non accade, vuol dire che la guida non è più una guida. Ciò che cambia, è nella testa dei discepoli; il cambiamento può essere una vera rivelazione, a volte. In negativo o in positivo. La tua Fede verso Mistral è già andata a farsi fottere o non avresti alcun dubbio. Non ti resta che rendertene conto. ( La fa facile lui. Forse, perché ci è passato. Vuoi per Mina, vuoi per Iss e le svariate paure, gli innumerevoli pregiudizi d'una testa di granito. Si lascia andare contro lo schienale, ancora, con un mezzo sbuffo, quando la Mannara gli si avvicina, soppesando il libretto. Dell'argomento principe, non fa più parola, al momento, limitandosi a seguire la scena, attento, anche se nontroppo palesemente. ) Niente legno, dòttir. Fortunatamente, ho ancora un po' di scaglie di Fadir: dammi qualche giorno e vedrai. Per le ossa, invece, non credo che la Matriarca farà storie, se ne prenderò qualcuna in prestito delle sue. ( Storce il naso e le labbra, in un ghigno appena accennato, sollevando il capo verso Iss, a fianco a lui. Curioso di vederne la curiosità. )

    17:45 Iss biblioteca (Il momento di distrazione è fugace: soppesa lo scritto, che legge a sommi capi, ma sopratutto lo sguardo altrui, in tralice. Non pare convintissima, ma annuisce, senza dilungarsi in argomenti fuorvianti per il momento. Una serietà dura, a tratti matura, indotta forse dalla situazione. O magari è solo che non ci capisce gran che. Lascia parlare la sirena, e stavolta è del tutto silenziosa. La soppesa, con quel suo sguardo da felino pigro, con un aria un pò scettica. Quindi, si scansa appena, di lato, lasciando spazio a Cillian e rizzandosi meglio con la schiena. Alle sue ultime parole, abbassa il mento visibilmente, lasciandosi andare ad un sospiro pesante, uno sbuffo più che altro, a cui chiude persino gli occhi. Mani ai fianchi, si da un attimo di silenzio. Tuttavia, è pur sempre la Nera, scevra da lunghe esitazioni. Ancora in quella posa, solleva il mento di poco e gli occhi, si riaprono appena, inquadrando il Consacrato, cui rivolge lo sguardo.) We vâ o mökhøvu lozru: khåkh wåcvÿ qo rhoccÿzø vu ðømyunÿkho (il duro mannarico si impone sulla sue labbra, arricciandole in una smorfia ferina nel rende la profonda, gutturale e tagliente pronuncia. Annuisce pure lui ed aggiunge, più bassa e gorgogliante) Løgumø (Frasi che chiaramente vuole siano a conoscenza solo sua, dal momento che ancora ricorda il mannarico, a quanto sviscerato alla loro ultima discussione. Detto ciò, la Leonessa si sposta di qualche passo. Stavolta è più silenziosa e leggera, portandosi vicino al fuoco, morente. Il mento basso si perde nei bagliori, in una posa fiera che fa tanto riflessione interna, ben poco adatta a lei. O esitazione? Nel chinarsi pare metterci un eternità, in cui flette le ginocchia e finisce a squadrare più vicino i ciocchi mezzi arsi. E' tutto lì, a portata di mano: uno strumento di metallo con cui, presto, finisce per smuovere i tizzoni, ravvivandone un poco i bagliori. O cercando qualcosa) Faccio quel che non hai il coraggio di fare. Prendo una decisione. (spiega, rocae bassa. Per ora, non sembra rivelare altro)

    17:58 Neara [Biblioteca | Umana] « Stringe lo schienale della sedia con più forza, affondando le unghie nell’imbottitura, lo sguardo ben piantato sul tavolaccio scuro. La voce di Cillian le arriva chiara, tanto da lasciarle un vago senso di fastidio. Che le brucia addosso. Non risponde subito, consapevole della veridicità di ogni sillaba. » Tuo padre sa dove andare a colpire eh « commenta, irritata, alla volta di Iss. » Mette più pulci lui che chiunque altro « una punta di acido si coglie bene nelle sue parole. Non riesce ad ammettere quella che, a tutti gli effetti, è una verità più che evidente agli occhi di tutti, tranne che i suoi. » Quindi mi stai dicendo che non è Mistral ad essere cambiata, ma sono io? « inclina il capo, traendo le sue conclusioni. » Effettivamente ho iniziato.. « non conclude la frase, essendo cose che appartengono a lei, se le tiene per sé. Soppesandole. Alle successive parole della Felide solleva il capo con uno scatto. Non riconosce il mannarico. O almeno, conosce la lingua, ma non ciò che l’altra sta dicendo. Aggrotta le sopracciglia, perplessa, ma del tutto tranquilla. Si fida di loro. » Non è il coraggio che mi manca, Iss « la rimbrotta, con una nota più dura nel tono di voce. Si impone. » Non è una decisione facile come può sembrare agli occhi di una persona che non ci è dentro fino al collo « il naso si arriccia, e con un moto di nervosismo molla la seduta, facendo picchiare a terra le gambe della stessa, in un tonfo sordo e pesante. Spazientita, muove qualche passetto per la stanza, senza aggiungere altro riguardo quel discorso. » Cosa ve ne fate delle spade, mh? « cambia argomento, seriamente spinta oltre che dalla pesantezza del precedente, anche da una curiosità di fondo. Torna a pensare alle sue cose, a quanto è emerso in quell’incontro. Verso la sorella viene lanciata solo qualche occhiataccia un po’ innervosita, senza però avere idea di cosa voglia fare. Per lei, dal suo punto di vista, sta ravvivando il fuoco, che per lei, potrebbe anche restare come è.. »

    18:06 Cillian [ biblioteca; tavolo ] ( Scruta il viso della figlia, mentre lei scruta, a sua volta, lo scritto, vecchio e decrepito. Non si aspettava di più, né niente di meno: in qualche modo, insomma, può dirsi soddisfatto. Fa un cenno, col capo, nel ritornare col petto aderente al bordo del tavolo come a voler dire all'altra: tranquilla, ci penso io. Sicuro, però, non immagina, nemmeno in un altro dei mondi possibili, di doverlo dire, più o meno implicitamente, una seconda volta, di lì a pochi secondi. La lingua mannarica, del resto, gli risuona familiare. Un po' meno, gli intenti di Iss. Questa volta, è davvero stupito e non si prende la briga di contenersi. Si immobilizza, almeno fino a quando la figlia non dice tutto, e veramente tutto, quello che deve dire. La soppesa, anche quando questa si dirige verso le braci morenti, fissandole, di traverso, la schiena, con le labbra socchiuse. La Felide, fortunatamente, si muove abbastanza lentamente da concedergli sufficiente tempo per smaltire le parole e fare quello che deve fare. Alla fine, non può fare il finto tonto: sa bene quanto Iss tenga alla Karcharias lì presente e, probabilmente, tutto quello, ne è una conferma, per quanto - particolare e sui generis. Di sicuro, non vuole farle del male, non in quel senso. Poi, non ha mostrato fiducia troppe volte nella figlia per continuare a farlo, pure ora. Perciò, dopo che Neara si alza, lo fa anche lui, non propriamente silenzioso ma nemmeno un carrarmato, se si considera il movimento come un movimento qualsiasi, atto solo a sgranchirsi le gambe dopo una lunga, estenuante, seduta di letture. Non dice nulla, gettando solo occhiate a Iss e alla Sirena, di cui ignora o sembra ignorare ogni commento. Del resto, lui e la discrezione, stanno su due pianeti diversi. Ha qualcosa di losco addosso ma, per lo meno, ha la decenza di spiattellarlo in breve tempo con la probabile idea di mettere le carte in tavola, subito. Insomma, dopo averci girato attorno per la bellezza di qualche, breve, istante, si fionderebbe dietro alla Karcharias, arraffandola e cingendola con le braccia. Un tentativo improvviso ma deciso, di stringerla in una morsa sufficiente a tenerla ferma. Per il resto, è cieco, nelle mani di Iss. )

    18:12 Iss biblioteca (Le parole altrui contribuiscono ad aggiungere un nervosismo ed un esitazione evidenti: il viso punta in direzioni differenti dal fuoco, con una smorfia ormai del tutto deformata, che mostra i canini pronunciati. E ringhia, pure, di suoni bassi e intermittenti, vagamente simili a quelli del Leoni. Alla fine lascia la scelta al caso: di voga, va e afferra un tizzone qualunque, con le pinze solitamente usate, appunto, per ravvivare il fuoco.) Lo so! ( ringhia, in sua risposta, gutturale. Combattuta, fino all'ultimo. Non si direbbe, forse, che la Nera sia capace di un qualche tipo di rimorso. Il resto è una serie di movimenti fluidi, quelli sicuri della parte bestiale che è in lei: le ginocchia si stendono non troppo rapidamente, che già muove un primo passo esterno, a voltarsi. Il braccio tiene sempre alte le pinze e il tizzone. La smorfia si è appena attenuata, ma resta. Lo sguardo, però, non pare quasi il suo e persino la voce, esce deformata dal Nero) Credimi quando dico, che fa più male a me, che a te. A tua discolpa, potrai dire che non è stata una tua diretta decisione. (una voce bassa, profonda, che si carica ora di respiri che paiono venire dal petto forte di un Drago. Anche nella penombra, le pupille sono due fessure quasi inesistenti nel mare di ghiaccio dell'iride, di suo un poco più grande del dovuto, come nei draghi. Parole, azione di Cillian, posa e tizzone. Il quadretto si chiarificherebbe a chiunque, in questo momento. L'amarezza, sul viso della mannara, si alterna alla durezza, in qualcosa di bislacco che ha il sapore dell'indecisione. Muove qualche passo lento, avvicinandosi ai due. Non lo fa di fretta, da modo al nordico di riuscire nell'impresa e eventualmente consolidarla, quella presa) Lo saprai al momento opportuno. Quando una quarta presenza avrà smesso di ascoltarci (sancisce, netta, lasciando che il duro vocione del Nero svanisca nella sua, di voce)

    18:20 Neara [Biblioteca | Umana] « Ovviamente è tanto presa dai suoi pensieri che il movimento di Cillian viene preso esattamente per ciò che vuole apparire. Uno sgranchirsi di gambe. Probabilmente restare troppo tempo accanto a dei Mannari l’ha resa un po’ tarda. Fatto sta che non fissa neppure più i due, preferendo puntare l’attenzione sui tomi, rallentando il passo ed agevolando – a sua insaputa – il gesto dell’uomo. Quando l’afferra, lei reagisce d’istinto. Le sfugge un gemito sorpreso, inaspettato, ed il capo scatta di lato quasi alla ricerca della fronte di quella presa salda. Impiega pochi istanti per realizzare di essere chiusa tra le braccia dell’uomo. Irrigidisce le spalle, stringendo i pugni, e compiendo qualche movimento a strattoni, per cercare di liberarsi dalla presa forte, troppo forte per lei che – oltre che essere più debole – ha anche una stazza decisamente inferiore. Ma sicuramente non smette di divincolarsi, fino a quando la voce della sorella, mescolata a qualcosa di non suo, la distrae. Interrompe per qualche istante ogni movimento, fissando lo sguardo bianco nel volto della Felide, le labbra leggermente socchiuse e gli occhi sgranati. » Eh?! « non ci arriva subito, probabilmente perché non vuole realizzarlo. Batte le palpebre un paio di volte, prima di arrivare alla conclusione con un singulto. » Mia diretta decisione?! Ma sei impazzita? « il tono si alza di un’ottava, divenendo più acuto. Non si può dire che sia totalmente spaventata, ma adesso la sua attenzione è stata totalmente focalizzata sul tizzone che lei porta con sé. Odia il fuoco e tutto ciò che ad esso si collega, figuriamoci quando a brandirlo è una persona amica. » E tu, lasciami! « si mette pure ad inveire contro il Nordico, con tutte le intenzioni di liberarsi a suo modo. Riprende a muoversi, con scatti decisi. E picchia pure a terra i piedi, nella speranza, magari, di beccare uno di quelli dell’altro che le sta alle spalle. Sicuramente non è facile tenerla ferma, non se ne sta buona. »

    18:30 Cillian [ biblioteca; tavolo ] ( Ormai il gioco è fatto. Anche volendo, non potrebbe più tornare indietro: troppa forza richiesta e, soprattutto, troppo da perdere. Non si perde una parola di Iss, né un gesto, per quanto possibile dalla situazione. Nei primi istanti, infatti, gli è difficile controllarla: si lascia andare alla forza, forse troppo. Un pelo più del necessario. Segue i movimenti altrui, fino a tentare, con degli strattoni che vanno dalla parte opposta, di bloccarli, facendo la presa attorno al busto altrui ancora più opprimente. Le sta dietro ed è abbastanza alto, da quella postazione, di poter tener d'occhio anche la figlia e i tizzoni. Quando i gesti di Neara si fanno meno scattanti fino a sedarsi quasi del tutto, anche lui molla un po' la corda, anche se non del tutto. Una cosa è certa, sorpreso, lo è, di sicuro. Abbastanza da risultare un po' una marionetta, nelle mani di un qualcuno - la Mannara - più deciso di lui, allo stato attuale delle cose. I propri arti vorrebbero stringere quelli della Sirena, bloccandoglieli lungo i fianchi. Peccato che, contro i piedi, non abbia preso precauzioni. Digrigna i denti, quando un tallone altrui gli si fionda contro il polpaccio sinistro; un colpo, fortunatamente, smorzato in minima parte dagli stivali di cuoio, piuttosto alti. Lei gli dice di lasciarla, lui l'opposto. ) Sta ferma. Fidati. ( La voce è piuttosto incrinata, così come, ruvido, è il desiderio di immobilizzare ulteriormente la Karcharias, infilando la gamba - la stessa colpita - tra quelle altrui, annodandola all'altezza della caviglia e, contemporaneamente, stringendola ancora più a sé, fissa. I lineamenti sono tesi per lo sforzo e la concentrazione, manco stesse ancora leggendo chissà quale manuale; inutile dire che gli occhi, vacui, siano tutti per Iss. )

    18:32 Iss biblioteca (La poche parole di Neara si perdono nel suo silenzio. Un ruggito nascente echeggia e gorgoglia nel suo petto, come in quello di un Drago, debole. Soppesa i movimenti scattosi altrui, concedendo al Consacrato il tempo fisico di prendere un buon sopravvento. Totale, non ci conta: basta anche solo che la faccia stancare un pò. E lei, nel frattempo, è sempre più vicina. Il suo sguardo non vacilla mai dalla sirena, quasi con un aria di sfida. Un aria di sfida che, quando è vicina poco più d'un metro- a rischio e portata di calci e varie forse- si ferma un attimo, per gorgogliare, mostrando le zanne) Lasciala andare. O ti cacceremo con la forza (chiaramente non può essere rivolta a Neara, dato che parla di lei in terza persona. E se lo fosse a Cillian, avrebbe poco senso, no. Lei cerca Argaroth, lo sfida. Ha sfidato molti draghi, nella sua breve vita: la consapevolezza di aver sempre prevalso, in qualche modo, le da forza ed arroganza. Uno sbuffo e, a dimostrazione per l'altro di una mancanza di scrupoli non troppo veritiera, agisce: due passi veloci, la mano sinistra, libera, che si alza con uno scatto, a bloccare in alto in mento altrui. Gli artigli sono ritratti, per quanto un poco affondino nella pelle senza lederla, a dimostrazione di un intenzione non del tutto dura. Il peggio viene quando, via via, la mano destra avvicina il lungo ferro col tizzone ardente. Tenerla ferma è importante, per non causarle danni non voluti. La convinzione di colpire il Drago si fa forte, come una giustificazione, quando il tizzone viene avvicinato cautamente alla fronte, a prendere la mira senza toccare altro. Quindi preme, sul marchio, con una forza moderata. Non serve qualcosa di davvero troppo acceso, nè una forza eccessiva. Se il suo intento va a buon fine, la pelle della sirena e l'apparente tatuaggio brucerebbero molto facilmente, quel tanto che basta per la delicata pelle sirenide per lasciare un ustione che deformi il disegno, se non lo bruci in parte, insieme alla pelle in cui
    è impresso. Se il Nero, nel suo intimo, gioisce del dolore, lei ha sufficiente controllo di staccare poi, bruscamente, il tizzone. Il dolore, essendo stata sirena, può solo vagamente immaginarlo. Motivo per cui si allontana a passi molto celeri, indietro. Lo sguardo di Cillian, è ora ricambiato, ma non si da tempo di rispondere o spiegare)

    18:48 Neara [Biblioteca | Umana] « La presa dell’uomo si fa ancora più forte su di lei, lasciandole ben poco spazio di movimento, gambe comprese quando vi insedia in mezzo la propria. » Fidarmi? Fidami?! « ci manca solo che sbraiti come le pescivendole, e siamo a posto. Storce il naso, reclinando il capo di colpo, appoggiandosi con forza contro di lui, quasi nella speranza di allontanare il viso da quello della Felide. Alle sue parole, non è lei a rispondere. La voce s’alza di tono, divenendo all’improvviso più roca. Le gratta contro la gola, mascolina. Energica. » No « semplice monosillabo, schiaffato lì, senza neppure troppo impegno. Non è facile fargli cambiare idea, non a Lui. Gli occhi della sirena sono totalmente sgranati, anche se non è chiaro se è più terrorizzata dal fuoco o dalla presenza della sorella e dalle sue intenzioni. Il naso arricciato, i movimenti per cercare una fuga ancora presenti, di tanto in tanto, L’espressione sul suo viso trasfigurata dalla rabbia che esce, non solo dal suo corpo, ma anche da quello del Compagno, che le mantiene uno sguardo completamente serio, alienato rispetto al viso segnato dall’ansia. Un contrasto scomodo. Quando viene afferrata per il mento, il primo gesto che compie è cercare di divincolarsi, con scarso successo è evidente. Nel momento in cui il tizzone tocca la pelle, le sfugge un gemito, che in breve su tramuta in un urlo. Che le esce acuto dalla gola, vibrante di voce di donna, mescolata a quella molto più forte del Drago, che le trema nel petto, scuotendola. Un grido penetrante, che neppure le strette pareti della stanza riescono a soffocare. E che si spegne, esaurendosi con un nuovo gemito prolungato – tutto al femminile – quando il tizzone si stacca dalla pelle. Lo sguardo, vacuo, ed annebbiato da una parete di lacrime trattenute, si fissa su Iss. Astio, paura, sofferenza e dolore che si mescolano in modo indefinito, quando in realtà non la mette neppure a fuoco, se non come una sagoma in movimento. Crolla, semplicemente, tra le braccia dell’uomo. Un brivido che ne percorre il corpo intero, dato dal dolore che parte dalla tempia per diffondersi un po’ ovunque. Avvolta da un buio per nulla piacevole, incosciente. »

    18:56 Cillian [ biblioteca; tavolo ] ( Se è incerto in testa, fisicamente, non lo dà troppo a vedere: la morsa resta tale, fino e, soprattutto, alla fine. Quando vede la pinza coi tizzoni ardenti farsi vicina, sempre più vicina, tanto da cominciare, pure lui, ad avvertirne il calore. ) Quando la terra non ti sorreggerà. Quando il cielo crollerà sulle tue spalle. Quando il mare ti inghiottirà. ( Parole mugugnate, più che sussurrate. Un gorgoglio bassissimo, quasi incomprensibile, rivolto a lui solamente che, non sembra, si è ritratto in sé stesso e ciò in cui crede, su di sé e sulla figlia. Perciò non lascia andare niente, pur avvertendo lo stropicciamento insopportabile della carne di Neara bruciata. Del Marchio bruciato. ) Aggrappati alla Fede e sarai salvato. ( Le urla della Sirena coprono ogni cosa insieme al dolore emanato con esse; si distingue la Karcharias così come si distingue il Drago e, forse, è questo che fa sembrare il tutto ancora più irreale. Non si schioda di un millimetro, limitandosi - per così dire - a sostenere l'altra, quando arretra, cercando al col tempo di immobilizzarla tra sé e le mani di Iss. Puro espediente per evitare che il tizzone rischi, a furia di movimenti inconsulti, di finire in un occhio o che, magari, scivoli, indietro, su di lui. Lo sguardo è straordinariamente fisso su Iss, in tutto e per tutto, sia quando lei lo ricambia che quando no. C'è la decisione delle statue di granito, ferme nella rappresentazione di un qualsiasi movimento epico. Arretra di un passo, quando l'altra crolla, sgusciando in fretta la propria gamba destra da quelle altrui, solo per guadagnare una presa più solida: non per trattenerla, quanto, ora, per sostenerla ed impedirle di precipitare al suolo. )

    19:09 Iss (Se non l'avesse pronunciato lui, quel Dogma, l'avrebbe fatto lei. Serra la mascella, mostrando le zanne ad Argaroth, in quel soffiare contro di lui, al suo diniego. L'urlo di dolore le lacera i timpani, al punto di portare la mano libera a parare un orecchio, mentre il mento si incassa contro la spalla opposta. Quasi a pararsi. Alla fine, tutto finisce e, come prevedibile, sviene.) E sarà l'Eclissi (aggiunge, pure. Alza il mento a soppesare la sua opera, il metallo col tizzone ancora in mano, basso. Non c'è più il Nero: c'è solo Iss, con gli occhi grandi di stupore, quasi timore, ed il respiro troppo lesto. Li solleva, più decisa, al padre, dopo aver scrollato il capo con forza. E roca, sbiascica) Ora ho una persona in più ad odiarmi. (aggiunge quindi, più decisa) Portala in infermeria e consegnala ad Ophelie. Da quel che mi dice il Maestro, potrebbe essere ancora in grado di occuparsi di lei. ( c'è un che di duro e maturo, di carismatico, nel modo in cui parla. Non propriamente un ordine ma quasi. Lei si volta, esitando a staccare gli dalla donna, dal risultato delle sue azioni. Un mugugno roco le esce, mentre riavvicina il caminetto e molla lì il tizzone, con tutto lo strumento di metallo, di botto) Forse l'abbiamo liberata, forse no. Fatto sta che avrà bisogno del tuo sostegno e di quello di Odrem. Per ora, è meglio che la lasci sbollire. Diamole tempo, poi organizzate il rito. Se il Protettore si affaccia alle nostre coste, troverà Kest ad aspettarlo. Forse, siamo già sul piede di guerra.

    19:21 Cillian [ ( Arretra, solo per prendersi lo spazio necessario per raccattare una posizione più felice e comoda nel sostenere l'altra. Arretra fino al tavolo, dove può finalmente portare una della braccia dal busto altrui alle gambe altrui. Ovviamente, messo com'è, ha smesso di guardare Iss ma non di sentirla. Lui, è evidente come si sia costretto a mettere da parte la sorpresa per tutta quella sequenza di fatti e gesti, parandosi dietro a un muro consolatore. ) Almeno, lei ha un motivo valido per farlo. ( Perché è palese e spaventosamente ovvio. Avendo un Legame sa e può solo immaginare. Oltre che, in parte, comprendere e metabolizzare, per quanto con svariata e comprensibile difficoltà. ) Come tu hai avuto i tuoi per fare quello che hai fatto. ( Conclude, sollevando il capo verso la figlia. E' leggermente pallido, se non fosse, ancora, per quei pomelli arrossati dallo sforzo. ) Farò come dici. ( Quindi, con il corpo di Neara, esanime, in braccio, se ne andrebbe. )
     
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  3. (ulalume)
     
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    3. Vuoto.
    Luogo: Isola di Cosmos; covo - infermeria.
    Presenti: Cillian, Neara.
    Data: 10/12 - Giorno: 9 Anno: VIII
    Riassunto: La Sirena si risveglia e ha modo di scoprire cosa significa spezzare il Legame. Cillo ha modo di vederlo e di sentirlo - purtroppo.



    15:20 Cillian [ covo; infermeria ] ( Il fuoco è ben acceso, nel caminetto. Scoppietta e crepita, gettando, di tanto in tanto, qualche scintilla biancastra. E' chiaro che sia stato alimentato di recente e il ceppo non ancora del tutto avviluppato dalle fiamme ne è una conferma. Le pinze che l'Uomo ha ancora in mano - la sinistra -, forniscono un'altra, più o meno evidente, prova a tutto ciò. In piedi, proprio davanti al falò, si becca gran parte dell'alone di calore. Il restante, viene racchiuso alla perfezione dalle pareti di una stanza che non è affatto grande, anzi. Ha un ché di confortevole e di vissuto, nonostante si tratti di un'infermeria, forse a causa delle numerose bocce di vetro piene di unguenti e spezie o, forse più probabilmente, per le pareti, - di pietra nuda e non troppo lavorata al contrario delle altre del Covo, di fine marmo nero, liscio e riflettente. Anche se la porta d'ingresso è lasciata socchiusa, l'ambiente conserva una temperatura sopportabile e piacevole, se confrontata con quella esterna, ovviamente, estremamente più rigida, anche così a Sud dell'Abisso. Insomma, il Nordico può dirsi a suo agio indossando solo una casacca di cotone, per altro piuttosto spessa ed usurata, soprattutto agli orli delle maniche. Gli ricade larga ma comoda, ma non abbastanza da andare a sfiorare ad ogni singolo movimento la benda stretta attorno a gran parte del torace. Forse, l'Uomo si rifugia nella staticità, di una posizione eretta ma immobile, proprio per quello: per evitare che certi movimenti avventati possano fargli muovere l'indumento che indossa a svantaggio della scarificazione che lui stesso s'è creato. Molto coerente come cosa ma non si può fare altro che sopportarla. Fermo com'è, in piedi, rivolge le spalle a Neara e al suo letto mentre dà il fianco all'ingresso. Lo sguardo castano, sporco di qualche zaffata più chiara, attorno alle pupille, è fisso sulle lingue di fuoco ma non potrebbe essere più vacuo, come addormentato. Cosa che, poco ci manca, è realmente. )

    15:25 Neara [Covo, Infermeria | Umana] « Il silenzio ovattato dell’infermeria la circonda, in una stretta quasi soffocante, data anche dal caldo che sprigiona il caminetto. Non è abituata a quella calma piatta che alberga nella sua testa. Abbandonata sul letto, in una posa piuttosto composta, nel complesso. Addosso ha ancora la casacca verde scuro con cui è giunta lì, appartenente agli Eletti. E le brache nere, ampie, ricadono morbidamente sulle sue forme, lasciandole i piedi scoperti. Le ciocche scure, smosse, sono distribuite sul guanciale in modo scomposto, come tentacoli scuri sul tessuto chiaro. Circondano un viso dai tratti affilati, reso ancora più pallido del solito dalla spossatezza che l’ha presa dopo la ferita. Che di base la sua carnagione è già fin troppo chiara. Gli occhi, ancora serrati. Il segno della bruciatura, fresca, laddove un tempo vi stava il marchio, è nascosto da una serie di bende chiare con cui è stato fasciato da abili mani quando ancora non aveva coscienza di sé. Non è ben chiaro se sia il silenzio fuori dalla norma o il dolore sordo e pulsante alla tempia, ma qualcosa in quell’equilibrio spezzato la sveglia. Di soprassalto, con un singulto gutturale, che le soffoca il respiro. Spalanca le palpebre di colpo, piantando un paio di occhi bianchi come il latte – privi sia di pupilla che di iride – sul soffitto della stanza, impiegando qualche istante prima di riuscire a metterlo a fuoco. Confusa, interdetta. Non si aspettava di trovarsi in un luogo così diverso dal solito, per non parlare della schiacciante sensazione che vi sia qualcosa che non va che la opprime, opprimendola all’altezza del petto come un macigno. Emette un suono roco, un altro gemito, inclinando il capo prima a destra e poi a sinistra, alla ricerca probabilmente di qualcosa. O qualcuno. La figura dell’umano le sfugge, almeno ad una prima occhiata, scambiandolo per parte dell’arredamento della stanza probabilmente. Il cervello, al momento, si sta riavviando. »

    15:41 Cillian [ covo; infermeria ] ( Non cambia granché. Mantiene quell'aria da pesce lesso per un bel po' di tempo durante il quale, tra l'altro, senza che lui possa realmente accorgersene, le pinze nere gli scivolano, progressivamente, dalla presa della mano. Un movimento lento, certo, ma che, in ogni caso, è in grado di destabilizzare quella tranquillità che, almeno apparentemente, si era andata a creare, vuoi il caldo, vuoi la tremenda stanchezza. Bé, si riscuote e lo fa poco prima che lo faccia Neara, ben più rumorosamente di lui. L'Umano, dal canto suo, si limita a scrollare le spalle, a raddrizzarsi la schiena e a gettare in un secchio d'acqua le pinze di pietra scura. Un peso non indifferente che fa violentemente traboccare dal catino di legno grossi goccioloni. Di certo, però, il Nordico non ha l'occasione per asciugare un bel cavolo di niente: è ovvio che, nel relativo silenzio della stanza, sentire ed avvertire i movimenti della Sirena, pur essendo abbastanza rincoglioniti, non li si può ignorare. Soprattutto se si è lì per quello. La sua, dopo tutto, era un'attesa e, si dà il caso, che aspettasse proprio quello: il risveglio della Sirena. E' tutto pronto, a parte il fuoco che - non ha resistito - si è acceso più per sé stesso - per passare il tempo - che per l'altra. Difatti, più che precipitarsi sul letto, si precipita sullo stesso secchio che ha sotto il naso, o, più precisamente, la narice sinistra. Lo afferra, tenendolo da sotto col braccio sinistro mentre la destra è di nuovo impegnata ad arraffare le pinze col probabile intento di levarle dalla circolazione mentre tira l'acqua sulle fiamme, per spegnerle. Osserva le braci rispondere, crepitanti e, poi, fumose , prima di gettare altrove pure il catino stesso, ormai vuoto. In soli centoventi secondi, in pratica, ha creato il macello, nella stanza ma, sicuro, esso non sarà minimamente paragonabile a quello che creerà Neara, di qui a poco. Lui, sembra aspettarsi di tutto mentre, dai piedi del letto, la fissa, le palpebre sgranate. Di fatto, non dice nulla anche se ha già avuto modo di mettersi in mostra, volente o no con tutti i suoi, rapidi, spostamenti. )

    15:48 Neara [Covo, Infermeria | Umana] « Finalmente riesce a mettere a fuoco la situazione, Cillian compreso. Il motivo per cui questo si distingue dall’arredamento è il fatto che cammina. La prima cosa che nota, però, non è l’uomo, bensì il fuoco che si trova nel caminetto. E quella sola, fugace, occhiata basta ed avanza per portarle il ricordo del dolore improvviso alla tempia, da cui poi deriva tutto quel fastidio. Scatta dritta a sedere, con un movimento rapido ed irregolare, ed una volta seduta è costretta ad appoggiare una mano, la destra, sul giaciglio accanto alla propria gamba, per sorreggere il busto che altrimenti ricadrebbe indietro. Il movimento è stato troppo veloce, e l’ha stordita più di quanto non fosse già. Si prende il suo tempo, contemplando le proprie gambe, un po’ inebetita. Torna a guardare nella direzione di Cillian solo quando è certa che non crollerà giù come un sacco, trovandolo molto più vicino, ed adocchiando anche il fumo che si solleva dal focolare, adesso spento. La cosa non la tranquillizza neanche un po’, sia chiaro. Istintivamente arretra con il fondoschiena sul letto, allontanandosi dall’umano. Lo fissa, vacua, con un’espressione che oscilla tra l’apatia ed il cipiglio perplesso. Più il cervello si mette i movimento, più lei realizza, lentamente. Il vuoto sconfinato nella sua testa, la sensazione di essere sola – completamente sola – si fa strada sempre più rapidamente, scaricandole addosso il peso di una realtà scomoda. » Dov’è? « la prima cosa che le esce, espressa con un tono basso, roco, come se parlare le costasse fatica. Stupidamente si guarda anche attorno, con l’inutile speranza di vederlo sbucare da un momento all’altro, anche se la consapevolezza che lui non può entrare lì dentro l’attanaglia, perché lei lo sa. » Dove lo avete messo?! « continua, neanche si potesse nascondere in tasca. Ed è appunto nella direzione delle tasche dell’uomo che lei guarda, senza un senso preciso. Inconsciamente, scava nella propria testa, alla ricerca di qualcosa che, evidentemente, non trova. Il disappunto sul suo viso ne è la prova, sempre più marcato. E’ un richiamo il suo, solo mentale, continuo. Imperterrita, non si arrende. Non ha motivo per farlo. Nonostante la sensazione di leggerezza che le pesa addosso sia un indizio, lei lo ignora. Quel pezzo di coscienza strappato via di violenza, senza lasciarle il tempo di fare altro. Le manca. Ed il suo equilibrio è andato a farsi benedire. Anche se, al momento, se ne sta rendendo conto passo dopo passo. »

    16:07 Cillian [ covo; infermeria ] ( Come prepararsi a un qualcosa e, quando è il momento di affrontarlo, rimanerne abbastanza spiazzati. Eccolo, è lui, in questo momento. Anche se, oggettivamente parlando, non gli si può dare torto: la soggettività, in questi casi, regna e, con questa, non si può fare altro che aspettare e agire, attimo dopo attimo. Un po' spiazzato, insomma, lo è , almeno in un primissimo momento, quando è ancora impegnato a far calibrare il cervello. I movimenti altrui, improvvisi, sono una decisa spinta per l'incremento dell'accelerazione del moto dei sui stessi neuroni. Reattivo, ma in ritardo, come al solito. Scatta, forse troppo affrettatamente, in quanto ad irruenza, bloccandosi davanti a lei con le braccia protese in avanti, in un unico e chiaro monito: cucha lì, calma. Peccato che non sia altrettanto deciso, tutt'altro. Le labbra socchiuse e le mani tremolanti, sono un qualcosa di spaventosamente chiaro. E ciò non fa che peggiorare quando lei nomina, implicitamente ma chiaramente - perché non ci sono dubbi su chi faccia appello -, il Drago. Sensi di colpa a gogo, proprio. Ma non abbastanza da bloccare un moto di ragionato - incredibile - anti-allarmismo. Non dice nulla, ancora ma la tiene d'occhio, in allerta, anche se, veramente, fa bene a non dare troppo a vedere, questo controllo spasmodico. E' distante dal fianco del letto di, più o meno, tre passi. Arriva a due, con una lunga serie di impercettibili movimenti che, contemporaneamente, lo avvicinano pure al comò, dove, benedetta sia, giace la caraffa d'acqua. E pure un salmone vecchio di una notte, crudo. Ovvio che opti per la prima, facendo per muovere l'altra mano verso il bicchiere, vuoto, posato a fianco. Un movimento che viene troncato subito. Va, deciso, per la caraffa e, lentamente, la porge all'altra, a mezz'aria. Per fare ciò, si deve ulteriormente appropinquare di un passo. ) Bevi. ( E magari, ti farà arrivare un po' di sangue al cervello mentre io trovo le parole adatte per risponderti, toh. La voce tituba ma arriva, sgusciando via dai denti stretti in una smorfia che si sforza di apparire calma. ) Avete imboccato due strade diverse, Neara. ( Non la fa semplice, affatto. Tituba, ancora, analizzandola, indeciso quanto andare a fondo e quanto no. )

    16:17 Neara [Covo, Infermeria | Umana] « Segue con attenzione ogni movimento dell’uomo, attenta a non perdersi neanche un respiro. Le labbra increspate, interdetta. Irrequieta. E’ evidente che vuole una risposta, e quando lui le porge la caraffa colma di acqua non può fare altro che abbassare lo sguardo su quella, e riportarlo sull’uomo senza muovere un solo muscolo per dare cenno di volerla afferrare. La risposta, subito dopo, giunge. Una vagonata, nel vero senso del termine, di emozioni si rovescia sul volto della Sirena dopo l’ammissione. Sensazioni che scorrono rapidamente, passando dalla confusione, allo scoramento, fino a giungere al panico. Quello vero. Panico freddo, che quasi le pizzica la gola. E’ chiaro che non sta ferma, proprio per nulla. Anzi, con un movimento deciso cerca di scivolare giù dal giaciglio, ricadendo a terra e scansando come può il braccio dell’uomo. Della fine che possa fare l’acqua, poco sembra importarle. Lo spazio per scendere, nel complesso, dovrebbe averlo. Anche se non può compiere eccessivi movimenti. Più precisamente si arrabatta a terra. Impiega qualche istante a prendere l’equilibrio necessario per stare dritta e non volare a terra lunga distesa, o peggio, capitolare addosso a lui. Istanti nei quali compie qualche passetto confuso, lateralmente. D’istinto, quando pianta lo sguardo bianco sull’umano, arriccia le labbra mostrando la chiostra di denti bianchi, neanche fosse un animale. Non trattiene il ringhio che le rotola fuori, d’avvertimento, consapevole di poter fare ben poco dentro quelle quattro mura. E la nebbia che le vortica nella testa non l’aiuta neanche un po’. » Dove diamine sei? « non sta parlando con Cillian, è evidente. Che non gli crede, è ancora più evidente. Visto che al richiamo mentale non risponde, passa a quello verbale. » Dove.. « e la voce le muore in gola, quando – finalmente – realizza. Scatta con il capo in direzione dell’uomo, piantando lo sguardo nel suo, confusa e nervosa. » Cosa vuoi da me? « scandisce ogni parola con una fermezza che l’espressione non traduce. » Fammi uscire, adesso « imperiosa, si impunta. » E non dire scemenze « il tono si alza, fuori dal suo controllo, di qualche ottava. Più acuto. » Stammi lontano e fammi uscire! « non si mette a sbraitare probabilmente perché non ne ha le forze. Il suo autocontrollo, già minato dalla mancanza del Compagno che solitamente la chetava, sta rapidamente crollando. Cerca di scostarsi da lui, passandogli alla sinistra, per allontanarsi dal letto. Il passo che resta malfermo, situazione resa ancora peggiore dal suo squilibrio mentale. Lo sguardo che ricerca un’uscita. »

    16:44 Cillian [ covo; infermeria ] ( Non ha altra scelta che riportare la caraffa d'acqua sul comò. Non si dimostra infastidito, ne forza troppo l'intento, già titubante di suo. La segue, nei movimenti che gli spingono altrove il braccio e, alla fin fine, senza guardare bene dove lo va a mettere, si libera del contenitore. Tutto questo, anche perché è comprensibilmente impegnato a tenere d'occhio la discesa altrui. Prima lo fa dall'alto, dalla sua posizione sopraelevata, poi, la segue, con una progressiva flessione delle ginocchia. Non le sta troppo attaccato ma, comunque, non le dà tutto questo spazio. L'Uomo fa bene a mantenere una postazione fissa, adatta a tenere la scena bene sotto controllo. Almeno da un punto di vista prettamente fisico, perché, per il resto sta andando abbastanza a tentoni. Il rivedersi, nella situazione altrui, gli stringe la gola, strozzandolo e bloccandogli il fiato lì dov'è. Fisso. Una condizione, forse, egoistica ma comprensibile, visto che il Legame ce l'ha anche lui e, quanto successo, non è stato sicuramente un qualcosa previsto, né da Drago, né dalla Karcharias. Tutto sommato, però, non si mostra affatto impaurito, di fronte al ringhio. Una palizzata d'angoscia fa la sua comparsa, piuttosto, quando si ritrova l'altra chiamare, ancora, qualcuno che non c'è. La Sirena si sposta, di lato, e lui, per seguirla più agilmente, poggia del tutto le rotule sulla pavimentazione, spostandosi, così, a ginocchioni. ) Non peggiorare la situazione. ( Tant'è che, appena nota che l'altra muove il capo, all'evidente ricerca di una via di fuga, è lampante che, nella testa, si stia mandando addosso una bestemmia per aver lasciato la porta socchiusa. ) Posso solo immaginare, quello che stai provando, ora. ( La voce bassa, aleggia, assieme a uno sguardo fisso, nello spasmodico tentativo di richiamarne l'attenzione. Sotto, i nervi sono tesissimi, pronti allo scatto, se servirà: non serve della punta del piede destro, impuntata sulle travi di legno del suolo. ) Ma non è finita, Neara. Tu non sei finita, ora. ( Serra le labbra, contraendo la mascella. )

    16:57 Neara [Covo, Infermeria | Umana] « Le palpebre sono socchiuse, mentre fissa acidamente l’uomo che le si accovaccia vicino. Più lui parla, più la sua rabbia cresce, carica di un astio profondo, che ha le sue radici direttamente nel cuore della donna. Non smette di mostrare il suo ringhio neppure quando lui non si dimostra preoccupato, almeno non di quello. Lo sguardo chiaro che saetta ancora una volta in direzione della porta, prima di tornare con uno scatto su di lui. » Immaginare? « inconsciamente, ancora ed ancora, ricerca quella presenza che le è stata strappata. E più la cerca, più il pulsare nella zona della tempia si fa pressante, iniziando anche a bruciare, sotto quella fasciatura. Storce il naso, lasciandosi sfuggire un gemito sommesso, doloroso. Quando anche le ultime parole le arrivano alla coscienza, l’ultima briciola di autocontrollo che possedeva si frantuma, inevitabilmente. Dalla sua posa mezza accovacciata scatta in avanti, cercando di scagliarsi contro la figura dell’uomo, i pugni delle mani serrati. » Sì che è finita! Cosa vuoi capire, cosa immagini!! Asino! « non ha coscienza di ciò che sta facendo, dominata unicamente da quell’istinto che un tempo il Compagno teneva sotto controllo, ed ormai a piede libero. Tenta di prendere a pugni ogni cosa possibile che le capiti sotto tiro, senza darsi pena se si fa male o meno. Puntando alle braccia, al torace – senza essere a conoscenza della precedente ferita dell’uomo – al viso. Tutto ciò che le capita sotto tiro, lei colpisce. Furibonda. » Io sono finita, si che sono finita! Non c’è! « ed intanto sbraita, urla acute che si alternano tra frasi sensate, che ripetono neanche fosse un mantra le parole » Stupido, stupido, stupido « così, a casaccio. Ed altre che invece sono strilli e basta, senza alcun significato preciso. Si sta solo sfogando. Lo sguardo vacuo, vitreo. Non piange neanche in questa occasione, ma lo strazio che prova è ben evidente sui tratti duri del viso, deformati dall’espressione che si porta dietro. » Non c’è niente da peggiorate! Fammi uscire! « non sembra rendersi conto che, probabilmente, potrebbe anche voltare le spalle all’uomo ed andarsene lei, visto che la porta è socchiusa e l’ha anche individuata. Ma deve sfogarsi, e lei segue quell’istinto, accanendosi su Cillian neanche fosse lui il colpevole. Non lo ha riconosciuto come l’uomo che è, quindi il motivo per cui lo vuole picchiare è pura rabbia. »

    17:17 Cillian [ covo; infermeria ] ( Non la molla d'occhio, anche quando è lampante che lei sia tornata a gettare un'occhiata alla porta, unica via d'uscita visto che non ci sono finestre. Deciso, a non mostrarsi preoccupato, almeno per il momento, che lei possa davvero avere una via di fuga. Non è da qui, dal Covo, che deve scappare. Immaginare. No, probabilmente, s'immagina solamente un terzo del dolore psicologico reale. Per questo, quella sola ripetizione da parte della Sirena funge più da ringhio di quanto non lo facciano i denti, veri, digrignanti. Un momento di debolezza; una crepa in cui lo scatto di Neara s'insinua, rapido. Anche se non del tutto preveduto. Del resto, nel limite del possibile, il Nordico era pronto a tutto, anche a rischiare di doversele prendere, insomma. Peccato per il dolore, un bruciore lampante, che prova al petto quando il movimento delle braccia scatenano un raggrinzamento della benda. Per non parlare, poi, di quando, inevitabilmente, le nocche altrui si schiaffano contro il suo busto. Un grugnito di dolore gli fuoriesce dalle labbra, contro quelli di rabbia, pura e cruda, di lei. Pure lui, si ritrova, in definitiva, a mettere in mostra le zanne: per contenere altri lamenti e obbligarsi a trattenere o, almeno, a cercare di trattenere, - quanto meno limitare - l'impeto della Karcharias. La posizione a ginocchioni gli dà una certa stabilità; fa leva sulle rotule quando l'altra gli si getta contro, arretrando, istintivamente, con la schiena. Gli insulti non hanno alcuna valenza. Non la hanno - quasi - quelli fondati, figurarsi quelli suscitati dall'immenso dolore della perdita di un Legame del genere. I colpi altrui - un'autentica sfuriata - costituiscono, insomma, il problema principe. Reale, al momento. ) Sì che c'è, invece. ( Cercherebbe, distendendo la schiena verso l'alto, di afferrarle i polsi. Una presa neanche troppo salda che ha, più che altro, lo scopo di riconquistare un po' di controllo nell'attenzione altrui. Non urla, ma, rispetto a prima, le parole suonano bellamente più decise, per intensità soprattutto. ) Ci sei tu e chi ti ama. ( Non le nomina, queste persone. Troppo presto, forse, richiamarle alla memoria alcuni nomi. Quello di Iss, tra tutti. ) Ed è per questo che non puoi permettere di lasciarti andare. Il vuoto nella tua testa, racchiude altro. Qualcosa di altrettanto importante che ti vuole forte.

    17:29 Neara [Covo, Infermeria | Umana] « Si sfoga per benino, ignorando volutamente i versi prodotti dall’altro quando le sue mani vanno a colpire punti dolorosi. Anche lei, dal suo punto di vista, si fa parecchio male. Non è abituata a prendere a pugni nessuno, non lo ha mai fatto. Ma adesso non si ferma, continua nella sfuriata finché lui non le blocca i polsi, costringendola a fermarsi. Compie qualche movimento deciso con le braccia, scatti nel tentativo di liberarsi, con scarso successo. E rinuncia, lasciandosi fermare. Sbalzi di umore alle stelle, crolla. Affonda la testa nelle spalle, chinando il capo e lo sguardo, piantandoli sul pavimento. Le mani, ancora strette nella presa altrui, ricadono mollemente verso il basso. Si immobilizza, serrando le labbra in una linea sottile, stirata. Riprende fiato, un po’ ansimante per lo sforzo. Il respiro spezzato, pesante. Sembra essersi calmata, impressione che dura circa mezzo minuto, e riparte. Probabilmente ancora più furiosa di prima, con tutte le intenzioni di liberare i polsi dalla sua presa. Solleva il braccio mancino, cercando di avvicinarselo, con uno strattone improvviso e più deciso degli altri. Tenta di mordere – sì, proprio mordere – la mano dell’umano, all’altezza delle dita, per farsi mollare in un modo o nell’altro. E se dovesse mancare la mano, tanto che punta al braccio, per mordere anche quello. Continua a non parlare, ed è inutile dire che le parole consolatorie che lui le rivolge entrano da una parte ed escono dall’altra, senza essere minimamente recepite. Il suo cervello si è spento nell’esatto momento in cui ha realizzato che lui non c’è più, che è sola, rinchiusa dentro un luogo che non sa cosa sia. Perché no, ancora non è arrivata al fatto di trovarsi dentro al Covo. E’ l’ultima cosa a cui pensa. Di Iss, così come delle persone che le vogliono bene, non sembra ricordare. O forse non vuole farlo. Non vuole ascoltare quello che le viene detto. L’unica cosa importante che sente è la sensazione di vuoto sempre più grande, che le stringe il petto. L’ombra della solitudine che si fa avanti, strisciando. E’ talmente confusa da essere incontrollabile, e di sicuro quattro o cinque parole non ne sederanno lo spirito, in preda ad una nevrosi quasi ingestibile. »

    17:47 Cillian [ covo; infermeria ] ( Se gli vada o meno a genio - probabilmente no - l'idea di passare per il pungi-ball momentaneo di Neara, non è troppo chiaro. L'unica cosa veramente tangibile sono i lineamenti contratti, coronati dai denti - quelli superiori strettissimi contro quelli dell'arcata inferiore - e dalle labbra serrate, l'una sull'altra, quasi a volersi annullare a vicenda. Contenimento del dolore per la propria ferita, quasi sicuramente. Ciò che fa più fatica a frenare, più che altro, è la rapida calma a cui, in linea generale, si giunge. Puzzolente o no - la situazione - , lui le va dietro con un certo piacere, rilassando, seppur in parte, almeno i muscoli delle spalle. La presa attorno ai polsi, per quanto relativamente leggera, è mantenuta: le avvolge i polsi con le dita, sovrapponendo ai palmi altrui i propri. Ridiscende, col culo, appoggiandolo nuovamente ai talloni. ) Se sei qui, è perché qualcuno che ti vuole bene, ti ci ha voluto. Per il tuo bene. Perché hai la - ( Prende la calma come l'occasione per riprendere in mano la solfa. Povero sciocco. E, difatti, è costretto a bloccarsi nel giro di quanti, forse trenta secondi? Le restanti parole restano non dette, bloccate in gola e sostituite da un singulto, quando si vede strattonare in avanti il braccio sinistro. Non ha i riflessi abbastanza pronti da opporre subito resistenza e, quando lo fa, i denti della Karcharias sono già in bella mostra, pronti ad azzannargli la carne, a poche spanne dal polso. Molla. Solo per poter tirare indietro il proprio arto ed evitare così che le zanne altrui affondino troppo nella pelle: ciò, però, non gli evita una ferita non indifferente, allargata ai lati a causa del ritardatario ritrarsi. Uno scatto che, nella sua impulsività, prosegue, all'indietro, quando il gomito va a colpire il comò, mettendo in bilico ciò che, sul comò, sta sopra. Serve dire che fine faccia la caraffa? Precipita, è ovvio. Proprio in mezzo a loro due, versando loro addosso tutto il loro contenuto. Per la prima volta, l'Uomo si trova costretto a serrare le palpebre e a distogliere l'attenzione dall'altra. )

    18:01 Neara [Covo, Infermeria | Umana] « Le basta liberare una mano, per strattonare poi con forza l’altra, cercando di liberarsi definitivamente. Il colpo che lui prende contro il comò, distoglie la sua attenzione dai propositi sanguinari almeno per un po’. Segue, quasi a rallentatore, la caduta della caraffa a terra. Così come lo spargersi del contenuto che schizza addosso ad entrambi, bagnando parte delle ginocchia della donna – in quanto si trova accovacciata – ed anche le mani. Lo sguardo resta lì, piantato, sulla chiazza d’acqua che si allarga sul pavimento freddo, strappandole un sospiro, basso, roco. Acqua. Si lascia ricadere a terra, dopo quello sfogo, seduta. Le gambe che vengono portate al petto, e cinte con le braccia, raggomitolata. Il viso che affonda nelle ginocchia, con quella cascata di ciocche scure a ricaderle ai lati, come un paio di tende. » Nessuno.. « allora, forse, qualcosa ha sentito. » Non c’è nessuno « no, assolutamente no. Sta parlando bellamente da sola, è evidente. E solo lei sa di cosa sta parlando esattamente. » Silenzio. Vuoto « ripete, come una litania sommessa, sull’orlo della depressione. Un altro sbalzo d’umore, ma almeno non ha tentato di scappare, probabilmente troppo sfiancata e debole per poterlo fare. Chiude gli occhi, restando nascosta dalla vista, ascoltando però i movimenti dell’altro, qualunque essi siano. » Voglio dell’acqua « la voce si incrina, spezzandosi definitivamente poco dopo, quando a fatica riporta lo sguardo chiaro su di lui. » Questa prigione ha acqua a sufficienza? « per lei non è niente altro che una cella, priva di sbarre, ma pur sempre una cella. Ha realizzato, decisamente in ritardo, di essere dentro al Covo. E da lì, sola, non esce. » Non una pozzetta così « indica, svogliatamente, l’acqua caduta a terra dalla brocca. » Ma di più « il tono si affievolisce, fino a spegnersi. E lei, con calma, torna a nascondere il viso tra le gambe. Un brivido, l’unica cosa che adesso la scuote, che le risale lungo la schiena. Dopo lo sfogo di rabbia, nervosismo e paura, è subentrata una tranquillità irreale, a pochi passi dal baratro della depressione. E lei minaccia seriamente di precipitarvi. »

    18:17 Cillian [ covo; infermeria ] ( Il sangue che esce dalla ferita, fresca, sul braccio, è lavato e, successivamente, annacquato, dal liquido precipitato. Quest'ultimo - tra l'altro, ovviamente limitato per quantità alla capacità della caraffa - è andato a cadere principalmente sulla Sirena: lui se ne è ritrovato coperto solo in parte. Ha schizzi sulla faccia, sulla casacca e un po' sulle brache, di morbida pelle scura. Dopo il lampo di dolore, si affretta a riaprire gli occhi, controllando, prima ancora del morso, la situazione altrui e, quindi, la bacinella di legno, ancora tremolante, a terra. Ignora l'oggetto, focalizzandosi sulla Karcharias; sta volta, non la bracca, né con le parole, né con le proprie mani, aspettando che sia lei a dire qualcosa. Qualunque cosa. Evidentemente, il Nordico vuole evitare di ritrovarsi piantati addosso, ancora, i candidi dentini dell'Eletta. Si ingobbisce, sporgendosi, seppur debolmente, nella direzione altrui. Preoccupato, ora che lei non lo guarda, lo è visibilmente: indeciso, soprattutto. Di quell'indecisione che prenderebbe chiunque nel vedere piangere qualcun'altro per un dolore che non si può manco minimamente immaginare. Scuote più e più volte il capo, quando lei parla. Può immaginare, probabilmente, a quale silenzio lei faccia realmente riferimento ed è proprio questa la causa del suo silenzio. ) Certo. ( Si appiglia al discorso, acqua. Comprensivo, quando serve esserlo e quando si ritrova ad esserlo. ) C'è un mare sotterraneo, pieno di pesci. Ti ci accompagno; non è troppo distante. Dobbiamo solo scendere di un piano. ( E' ancora più titubante di prima: non sa che pesci pigliare e, al tempo stesso, cos'altro aspettarsi. Gli fa male il petto. Gli fa male il braccio e non dorme come si deve da giorni. Sta un merda, in pratica. E, al tempo stesso, è perfettamente consapevole, di trovarsi davanti qualcuno che sta peggio di lui, anche a causa propria. Per rendere l'invito ancora più implicito, agli occhi altrui, sotterrati tra le ginocchia e le ciocche bagnate, fa per alzarsi, facendo leva con un ginocchio. Aspetta, però, prima di sollevarsi veramente, che anche l'altra, coi sui tempi, faccia altrettanto. )

    18:25 Neara [Covo, Infermeria | Umana] « Lo sguardo si solleva ancora una volta, faticosamente, alla conferma dell’acqua. Resta per un po’ così, imbambolata, a fissare l’uomo con aria persa, distratta. Il corpo è lì, ma la testa è da tutt’altra parte, è evidente. Alla fine si appoggia a terra con le mani, aiutandosi per alzarsi ritta in piedi, un po’ a fatica e con molta calma, per evitare di ricadere nuovamente. Il respiro è basso, spezzato ma non più ansimante. Annuisce, in un gesto appena percettibile, muovendo qualche passetto nella sua direzione. Dopo lo sfogo pare essersi sottomessa, calmata tutta d’un colpo, avvolta dalla propria solitudine. Nuovamente basso lo sguardo, neanche fosse una bambina in castigo. Le labbra stirate e le ciocche che le ricadono attorno, morbide ma spettinate. » Portami lì « si limita a sussurrare, a labbra strette. E’ evidente che è stanca, sia per la sfuriata che le ha portato via non poche energie, sia per la depressione incipiente e la sensazione di vuoto, sempre più vicina. Ha paura a restare sola, ed ha assoluto bisogno dell’acqua. Più per una questione emotiva che fisica. L’aver visto la pozza d’acqua a terra sembra aver risvegliato in lei il desiderio di tornare alla sua forma, almeno per un po’, pur restando dentro i confini della sua prigione, a quanto pare. Prigione, oltre che fisica, anche mentale. Ma le sbarre nella testa se le è imposte lei, con la sua assurda convinzione di non essere sola davvero e che Lui sia ancora da qualche parte, dolorosamente consapevole che continua a non risponderle. »

    18:33 Cillian [ covo; infermeria ] ( Forse non si aspettava troppo quella docilità, vista la sfuriata di prima. Forse, la sperava solamente. Fatto sta che, in ogni caso, si sforza di non fare una piega mentre ricambia l'occhiata altrui. Annuisce solamente, sottilmente, mentre si rialza completamente, attimi prima che lo faccia anche lei. La osserva, timoroso della debolezza e, ancora, di un altro, improvviso, attacco di nervi. Paura anche per un'eventuale fuga e, in generale, per l'imprevidibilità della situazione. Le sopracciglia sono corrugate, attente, a precederla ma, al tempo stesso, di starle accanto. Non la regge. Non la tocca affatto, a dire la verità e sta bene attento a non farlo, standole comunque abbastanza vicino da fornire eventuale sostegno. Lentamente, quindi, la indirizzerebbe e la condurrebbe verso i Nidi dove, probabilmente, la degenza - reclusione - della Sirena si trasferirà. )
     
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  4. (ulalume)
     
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    43 VII


    16:41 Cillian [ covo; biblioteca ] ( La luce c'è ma non è di certo quella potente ed accogliente di un fuoco acceso da poco e ben alimentato: quello che illumina a stento un angolo dello stanzone è piuttosto un bagliore proveniente dallo strascico di un falò protratto troppo a lungo e terminato in niente se non un ammasso di braci roventi del colore delle arance mature. Il fumo che queste ultime emanano si solleva in rigoli arzigogolati, infilandosi su per la canna fumaria verso - si presuppone - l'esterno, oltre le pareti marmoree del Covo e quelle vulcaniche della Montagna, senza avere nemmeno la possibilità di espandersi troppo per il resto della sala. L'ambiente rimane, nel complesso, poco illuminato e anche poco riscaldato, caratterizzato, ciò nonostante, da un'aria abbastanza viziata, tipica degli spazi chiusi e polverosi. In effetti, uno spazio chiuso e polveroso, la biblioteca, lo è: per quanto possa essere elegante in certi suoi decori, nulla può togliere gli spessi strati di polvere che ricoprono le copertine di certi tomi, riposti in scaffali d'ebano, alle pareti. Decine, sicuramente: centinaia, forse. Non si parla solo di libri ma anche e soprattutto di documenti, testimonianze dirette ed indirette e registri, ripiegati od arrotolati e cerati in qualche cassetto. Il tavolone al centro della camera, rettangolare, è vuoto, sulla superficie, come vuote sono anche le sommità di certe torce, private delle consuete lingue infuocate. Un'atmosfera cupa ma non desolata: il Tritone vi ci è dentro fino al midollo. E' appostato davanti allo scaffale che rimane sulla destra rispetto all'ingresso e dalla parte opposta del focolare; appoggiato con il palmo destro a un ripiano, la mano sinistra scandaglia con meccanica voracità ogni singolo libro che, nel suo cammino, trova. Gli occhi, di un azzurro lattiginoso, vanno di pari passo, senza esitazione ma solo nervosismo. Il viso, di nervosismo, ne è pieno: lineamenti contratti e tesi, resi per questo ancora più severi di quanto non siano naturalmente. La divisa da Consacrato, indossata di tutto punto nelle brache e nella casacca, non facilita le cose. Il respiro è accelerato: si vede in leggeri ma rapidi movimenti di petto che strizzano il tessuto violaceo. Tutto, però, pare bloccarsi quando, in un mezzo azzardo, il Karcharias fa per tirare fuori da tutti gli altri un particolare inserto in pergamena. )

    16:53 Neara [Corridoio > Biblioteca | Umana] « Quel corridoio poco illuminato ormai lo conosce a memoria. Ampio, e freddo. Le pareti di roccia non riescono a renderlo più caldo, e neppure le poche fiaccole piazzate qui e là possono fare granchè, vista l'ampiezza dello stesso. Così come la luminosità, smorzata, lascia più chiazze scure, d'ombra, che chiare. A lei la luce però poco serve, le basta quella che riesce ad ottenere per vedere quasi alla perfezione, abituata ad ambienti decisamente più cupi di quello. Appare più come una ragazzetta che una donna, magra – esageratamente magra rispetto ad un tempo – e silenziosa nella sua avanzata. Il passo è frettoloso, compie ampie falcate con precisione, producendo però solo un lieve frusciare della veste contro il pantalone. Indossa una semplice casacca grigio scuro, che le è stata donata dopo il suo ritorno dalla Foresta. Ed essendo miracolosamente della sua misura, le copre le forme modellandosi su di esse, disegnando una linea morbida che difficilmente mostra. Nei fianchi e sulla vita. Scende poi, a nascondere un po' dei pantaloni neri, anche quelli adatti al suo fisico minuto. I piedi sono nudi, e probabilmente anche grazie a quello produce così poco rumore. Il respiro basso, regolato, è tranquilla. Sopratutto perchè consapevole di star raggiungendo un luogo di pace, per lei. Che si è sforzata di riordinare il più possibile e che ancora adesso sta cercando di rassettare, vista l'immensa quantità di tomi e documenti in esso contenuti. Schiude le labbra in un sospiro prolungato, all'improvviso, quando gli occhi bianchi incontrano la porta chiusa della Biblioteca. Si ferma esattamente lì davanti, le sopracciglia aggrottate, prendendosi qualche istante prima di fare il passo successivo. Entrare in quella stanza, nonostante tutto il tempo trascorso, a volte risulta essere ancora una bella impresa, con tutta la marea di ricordi che le precipita addosso. Storce il naso, allungando la destra verso la maniglia, ed abbassandola per aprire l'anta con un movimento fluido e deciso. A bussare non ci pensa neppure, non è abituata a trovarvi già qualcuno dentro, tanto che la figura dell'altro Tritone non viene immediatamente individuata. L'ambiente, più cupo del solito, non è certo un problema per lei, proprio per questo non vi fa caso. Entra, semplicemente, lasciando che la porta si richiuda alle sue spalle con un tonfo sordo, lo sguardo parzialmente voltato nella direzione opposta rispetto a quella dove si trova l'uomo. A quanto pare è entrata per qualcosa di specifico, visto che neppure si è guardata attorno. »

    17:09 Cillian [ covo; biblioteca ] ( La delicatezza è tramutata in un'attenta decisione, quando con il dito medio e l'anulare della mano sinistra, trattiene sollevati di qualche centimetro i documenti che vanno a soverchiare l'interessato, estratto, invece, direttamente con pollice ed indice, chiusi a pinza. I polpastrelli lo stringono e lo fanno sfilare con un movimento deciso che, insieme, tira fuori anche un cospicuo coperchio di granuli di polvere. Se li ritrova direttamente sotto il naso - non che non se li aspettasse: digrigna le narici, soffiando con esse, pratico, e tutt'altro che deciso a mandare il capo da un'altra parte, per ripararsi dal prurito. Più che altro, aspetta che la nube sia sfumata verso il soffitto, per potere riassettare lo sguardo che, incredibilmente, riesce a leggere anche in un ambiente così poco illuminato. Una novità, sicuramente - una delle tante - che, per quanto possa essere comoda, di certo non lo rallegra. La prova di come, cocciutamente, abbia pensato di potersi fare comunque più luce, accendendo qualche lume in più - o tentando di farlo -, è proprio un po' più in basso rispetto a lui, sulla sua destra: appoggiata alla mensola inferiore, infatti, c'è una torcia, dall'estremità avvolta in uno straccio imbevuto d'olio. L'oggetto, pare essere stato abbandonato lì; forse lanciato, visto com'è rimasto in bilico, sporgente, rispetto all'appoggio reale. Per fortuna, solo fortuna, non è caduta a terra: anche in quel caso, però, non sarebbe cambiato granché. Si sarebbe solo trattato di una torcia, dannatamente spenta, fatta caracollare per l'astio al pavimento. Il Karcharias, comunque sia, ora non la guarda: gli occhi sono ovviamente puntati sul foglio che ha appena estratto dai restanti. Di certo, non l'ha fatto a caso, dovrà pure esistere un certo criterio, in quella biblioteca. Se si trova sotto il naso un elenco di nomi, quindi, è perché ha voluto trovarsi sotto il naso un elenco di nomi, corrisposto, sulla destra, da altri dettagli: è su questi ultimi che, maggiormente, lo sguardo, concentrato, si fossilizza. E' talmente concentrato, da staccare il palmo destro, arrossato, dall'appoggio, posizionandolo in modo del tutto similare al gemello, per trattenere il registro in posizione tale da poter essere letto. Il silenzio è tanto; lui stesso, per quanto brusco, non ne fa chissà quanto. La porta che si apre, però - così all'improvviso, tra l'altro - non può assolutamente passare non udita. Il collo scatta, nuovamente dritto, col viso che si gira verso destra. Verso, cioè, l'uscio. La sagoma della Sirena, si muove con sicurezza dalla parte opposta rispetto a lui: ma è riconoscibilissima. Le sopracciglia si sollevano, conficcandosi nella fronte, particolarmente alta. Non ha niente da nascondere, ma molte cose di cui non vorrebbe parlare. E' chiaro che lei non l'abbia ancora notato; silenziosamente, potrebbe defilarsi, senza lasciare traccia: la porta non è così lontana. ) Pensavo non ci venissi più, qui dentro. ( Inizialmente, la voce è più acuta rispetto al solito ma si assesta nel giro di poco, smorzandosi solo in parte. E' più un modo per sottolineare la propria presenza, che per iniziare una chissà quale conversazione: in questo, almeno, non è cambiato. )

    17:22 Neara [Biblioteca | Umana] « Non interrompe la sua marcia, diretta cocciutamente verso lo scaffale di sinistra, con decisione. Lo sguardo che fruga visivamente alla ricerca del punto giusto in quella scaffalatura, circa a metà, dove lei è certa di aver lasciato qualcosa che ora è venuta a riprendere. L'uomo, almeno fino a quando non parla, non viene degnato di una sola occhiata, voltata parzialmente di spalle rispetto alla sua posizione. Ma la voce le arriva forte e chiara, in un ambiente così ristretto. Diversa dal solito, ed ha come diretta conseguenza il fatto che lei non lo riconosce affatto, non dal suono. Si ferma di colpo però, ruotando il capo con uno scatto verso di lui, il piede destro leggermente più avanzato rispetto al sinistro, a metà di un passo. Nel momento in cui si volge e lo mette a fuoco, impiega qualche istante per riconoscerlo, e ricollegare l'aspetto ad un nome conosciuto. » Oh.. « è il primo ed unico commento che le sfugge, la voce bassa, più un monito a sé stessa – che non presta mai attenzione – che un dire a lui diretto. Ruota con tutto il busto alla fine, pareggiando la posizione dei piedi e spostando lo sguardo dal viso del Tritone, alle sue mani, soffermandosi sul registro che tiene davanti al viso con poco interesse, sa perfettamente cosa c'è in quella zona degli archivi e non sembra darci troppo peso. O forse, semplicemente, maschera il suo spirito ficcanaso, distogliendo semplicemente l'attenzione per puntarla alla stanza intera. E realizza, finalmente, la questione luminosità. Un po' stupita, a dire il vero, di come l'altro possa vederci visto che anche lei potrebbe fa fatica in un ambiente del genere. Testardamente ricerca una parvenza di fiaccola, incrociando forse per caso quella che è stata abbandonata, spenta. » Oh.. « molto intelligentemente prosegue con i suoi commenti, un po' vaghi. » Cillian « eh, almeno qualcosa di articolato le viene fuori, quando torna a posare totalmente gli occhi su di lui. Si sofferma, per questo giro, sul viso. Muove pure qualche passetto verso di lui, dimentica per ora di ciò che stava cercando, decisamente più interessata all'altro. » Ma ci vedi? « è la prima domanda, del tutto lecita, che le viene da fargli. Non sa cosa gli è accaduto, così come non sa del mutamento. » Mh? Come non ci vengo più? « inarca il sopracciglio destro, in un movimento lento, indicando al contempo con il braccio – sempre il destro – la zona circostante. » Secondo te chi ha rimesso in ordine questa ala? « borbotta, stizzita. E se vi farà caso, probabilmente potrà notare che lo scaffale sinistro rispetto all'ingresso risulta essere un poco più ordinato, sopratutto nella parte inferiore, dove lei ha la possibilità di arrivare senza eccessiva fatica. » Non ho trenta braccia, posso fare solo poche parti alla volta, dammi tempo e tutto sarà a posto, compresa la polvere « per quella però, lei di suo può fare poco. Continuerà a depositarsi, nonostante tutto. » Sei tu che non sei più venuto, qui « lo rimbrotta pure, senza pensare al fatto che probabilmente non hanno più avuto occasione di incrociarsi lì. »

    17:44 Cillian [ covo; biblioteca | umano ] ( A detta sua, potrà pure non avere nulla da nascondere. Di certo, però, si comporta come se ce l'avesse: la facciata di fredda indifferenza attacca ma forse non sufficientemente sul terreno costituito dalla curiosità altrui e quello della miriade di dettagli che, in una maniera o in un'altra, si è lasciato dietro. Che poi, di suo, la torcia l'averebbe pure accesa, nonostante l'abbastanza inutilità nella lettura - il bagliore offerto dai lumi più distanti e, in misura minore, dalle braci nel focolare, è sufficiente - ; se solo l'idea di scatenare un fuoco immenso come quello del camino non l'avesse troncato in partenza. Rimescolare le ceneri, innaffiarle di nuovo combustibile e ritrovarsi di fronte, a poche spanne, una luminaria del genere: non è qualcosa che ha auspicato. Si è, quindi, ritratto in quell'inconsueta abilità visiva. Di cattivo umore e col magone bloccato a livello dei bronchi, nel petto, impossibilitato di scendere ed essere, finalmente, eliminato. L'elenco di nomi passa un attimino in secondo piano, nel constatare la reazione della Sirena alla propria presenza. Magari si trattasse solo di quella, della sua presenza. Lui sa - sicuramente ne è convinto fino al midollo - che l'atteggiamento lievemente sbigottito della Karcharias è dovuto a ben altro: a qualcosa che lui sa bene, nonostante non ne abbia fatta parola con anima viva. Neldor escluso, ovviamente. In ogni caso, non pare voler fornire chissà quali spiegazioni, non ora. Solleva ulteriormente il capo, quasi a portare il mento in una posizione sopraelevata rispetto al solito. E, così, di sbieco, ricambia l'occhiata bianca altrui, con la mascella visibilmente contratta e l'aria abbastanza contrita. Non si aspettava di incontrare nessuno e, sicuramente, non qualcuno come lei. Come lui. E' palesemente irrigidito, impalato ancora contro il suo scaffale, con un fianco. ) Da lontano fatico. ( Strafottente, quasi, in quella risposta, così decisa. E' sempre stato leggermente miope. Ma la domanda, a voler essere precisi - ma anche no - era un po' diversa. In ogni caso, è talmente diretto, nel rispondere, da poter riuscire a far passare in secondo piano queste inesattezze; l'intento di fare ciò, c'è sicuramente. ) Non avevo motivo per farlo. ( Non c'è coda di paglia: è vero. Solleva anche, seppur di poco, le spalle, incassando tra di esse il collo. )... Questo è di quest'anno. Ne esistono di più vecchi? ( Stringe i denti, prima di rivolgerle quell'interrogativo, sollevando in aria verso il viso, il registro che ha già in mano, per metterlo più in mostra. )

    17:58 Neara [Biblioteca | Umana] « Mentre lui parla lei continua a fissarlo, con una certa insistenza, prestando poca attenzione ad essere discreta. Lo sguardo, penetrante, resta ben piantato sul suo viso, spostandosi solo saltuariamente alle carte che tiene in mano, per tornare in fretta al volto. Muove un altro paio di passi, avvicinandosi sia a lui che al tavolaccio di legno, sgombro dalle solite pile di carte. Le palpebre che calano appena, assottigliando l'occhiata sospettosa che gli lancia. » Non saprei, quella parte la devo ancora mettere a posto « risponde con calma, spostando finalmente l'attenzione da lui allo scaffale. Per forza di cose, per vedere forse meglio il tutto, torna ad allontanarsi dal tavolo per farsi più vicino a lui ed allo scaffale, spostandosi verso la destra dell'uomo. Il capo leggermente reclinato, ed i denti che mordicchiano il labbro inferiore. Sta riflettendo, è evidente. » Ma sicuramente c'è qualcosa di più vecchio, in tutta questa polvere « aggiunge, poco dopo, con tono piatto. » Dall'altra parte ho trovato delle pergamene incredibili « le labbra, inevitabilmente si piegano nell'accenno di un sorriso spontaneo. Le piacciono i libri, così come quello che può trovarci all'interno. » Cose assurdamente vecchie, che a volte mi chiedo a cosa possano servire, materialmente « sospira, in un gesto esasperato che la porta anche a scrollare le spalle, noncurante. E la sua completa attenzione torna ai tomi, tanto che solleva pure una mano, ad indicargli uno dei ripiani più alti. » Da quello che mi è parso di capire, le cose più vecchie sono più in alto, nei punti più difficili da raggiungere. Immagino perchè sono meno usate « espone apertamente i suoi pensieri, con calma. Una calma che lui non sembra possedere. Non come la sua, almeno. » Ma mi spieghi perchè stai cercando sta roba? « reclina il capo nella sua direzione, cercandolo con lo sguardo. La nuova occhiata arriva dal basso, vista la nuova vicinanza tra i due ed il dislivello tra le altezze. » Cioè.. Non è molto da te.. « il mormorio è sommesso, basso, a dare credito alla sua affermazione precedente. Non ha mai molti motivi per visitare la Biblioteca, sicuramente meno di quanti ne possa avere lei, sopratutto adesso. Ma no, non si è dimenticata la cosa della vista, ha solo saltato momentaneamente l'argomento che, con leggerezza, riporta a galla. Si volge con tutto il corpo verso di lui, restando lì piantata, a meno di un metro di distanza, terribilmente seria. » Non era quello che intendevo eh « solleva lentamente il braccio sinistro, indicando con un cenno distratto della mano le fiaccole spente, ed il camino altrettanto sopito, cosa più che utile per lei. » Non è un po' scuro per voi umani, questo ambiente? « massì, rigiriamo il coltello nella piaga. C'è da dire, però, che lei è all'oscuro di tutto ed ogni cosa che le esce fuori è spinta dall'innata curiosità, non certo da cattiveria. »

    18:16 Cillian [ covo; biblioteca | umano ] ( E' come se lo stessero attaccando: fermo e silenzioso nel suo anfratto, aspetta solo il momento giusto per difendersi ed attaccare. Il fatto di avere la conferma del suo mutamento da un'altra persona, lo deve mandare in bestia, tanto da indurlo, aspramente, con un'indifferenza inadeguata, a continuare a fare finta di nulla. O, meglio, a non rivelare nulla a parole perché, a ben vedere, sicuramente, riconosce pure lui che, volendo, Neara potrebbe essere la persona migliore per confidarsi: così, non fa fatica ad impegnarsi e seguire l'argomento libri, muovendo da una parte ad un'altra la testa, ad ogni indicazione dell'altra. Movimenti flebili, comunque, che non lo spostano per niente dalla precedente posizione, affrancata contro lo scaffale. Una posizione utile, nel col tempo, anche per seguire gli spostamenti altrui: lei non lo molla di vista e, questo, per uno nella sua condizione, è sicuramente fastidioso. Corruga nuovamente le sopracciglia, dispiegando la fronte in una sequenza di rughe d'espressione, severe e appena arcigne. ) Se le hanno messe così in alto vuol dire che sono inutili. ( Pragmatico, forse troppo, accentua quanto già espresso dalla Sirena, con un cenno rigido e non troppo bisbetico del capo che, così facendo, riporta in una posa tale da poterlo indirizzare facilmente verso quello della Karcharias, più in basso ma, ora, più vicino. Le labbra sono strette e ripiegate verso l'alto; tutte quelle domande gli mettono ansia e l'ansia gli mette addosso altro nervosismo. E pensare che la soluzione è a portata di mano o, meglio, di bocca: buttare fuori tutto. I polpastrelli, alla faccia della delicatezza, sono aderentissimi alla pergamena del registro, tanto che arrivano a farla scricchiolare, sonoramente, quando l'altra arriva di nuovo a parlare di vista e luminosità atta alla vista. Non molla la presa dal documento ma, di colpo, le braccia che lo reggono - entrambe - si abbassano lungo i fianchi. ) Sono come te. ( Sguscia - sbotta - rivolgendole solo un lampo di sguardo, fugace ma violento, rafforzato da un paio di iridi che hanno perso del tutto le loro screziature castane, per acquisire tonalità più fredde, sui toni dell'azzurro. Azzurro smorto e glaciale. Non fornisce altra spiegazione, subito - quasi fare un'affermazione del genere l'avesse già provato abbastanza, in fatto di auto-accettazione. )

    18:29 Neara [Biblioteca | Umana] « Continua, imperterrita, a fissarlo. Tutta bella concentrata. Lo sguardo che saltella da lui alla pergamena che tiene tra le mani, pensierosa. Quando poi lui poi quasi l'accartoccia, lei affossa il capo nelle spalle, fulminandolo con un'occhiataccia più arcigna delle altre. Solleva la mano destra, con calma, allungandola verso quella dell'altro che ancora stringe il rotolo del registro, con il chiaro intento di afferrare la carta. Si avvicina piano, giusto per lasciargli il tempo di scostare il proprio gesto, nel caso non volesse cederle il rotolo. » Non me lo distruggere, per favore « la voce è più una supplica, che una vera e propria richiesta. Ci manca solo l'ennesima pergamena appallottolata per completare l'opera. » Non prendertela con lei « che non ha fatto niente. » Ancora non mi hai detto cosa sta cercando qui, in questi elenchi « e sarà riuscita a prendere possesso del rotolo, si limiterà ad arretrare di un passo, stringendo la carta con più delicatezza di quanto abbia fatto lui. Se non riuscirà, arretrerà comunque. Torna però a fissarlo, crucciata. » Oppure sono poco cercate dalle persone « parla sempre delle cose piazzate in punti scomodi. L'affermazione dell'altro, quella finale, ha come unica reazione il sollevarsi lento delle sopracciglia, aggrottando la fronte. E resta così, fissa, per qualche istante. Il cervello che vaga in tutti gli anfratti possibili ed ovviamente l'ultima cosa a cui pensa è la coda. » Sei come me? « increspa appena le labbra, in una smorfia. » Cosa vuol dire che sei come me? « no, non ci arriva subito, ha bisogno dei suoi tempi anche lei. Ma quando realizza, o almeno crede di aver realizzato, lo stupore che le spunta fuori sul volto è genuino. Limpido. Si riflette sia nello sguardo che nell'espressione, con le labbra socchiuse. Gli occhi che si focalizzano nei suoi, cogliendo forse per la prima volta da quando ha messo piede nella stanza, la differente sfumatura di azzurro. Ma no, neppure lei ci crede al suo stesso ragionamento, tanto che scuote il capo in un cenno di diniego, un paio di volte. » Nha, penso di aver capito male « annuisce, convintissima, con decisione. » Sei come me nel senso che, vedi così.. « indica la torcia, spenta. » E tutte quelle robine lì? « si può dire che è allibita, ma non sicura di niente, fino a quando non avrà ottenuto una conferma anche dall'altro. »

    18:46 Cillian [ covo; biblioteca | umano ] ( Forse a favore di ogni previsione, il rivelare tutto - tra l'altro con la bellezza di tre parole -, non l'ha aiutato per niente, in termini di nervosismo, anzi. L'attesa e l'esito, qualunque esso sarà, lo tirano come una corda di chitarra al collasso, pronta per partire a causa della troppa tensione da un momento all'altro. Bisogna solo aspettare il momento giusto: e chissà quale sarà; lui lo sente, sulla pelle, allo scoccare di ogni singolo secondo. Ogni volta che lo sguardo, anche e soprattutto per sbaglio si posa sulle torce spente più vicine - su quella che ha abbandonato alla sua destra, più in basso, su quelle ancora accese, più lontane e, infine, sulle lettere inchiostrate che compongono lo scritto che ha in mano. Le riesce a leggere, anche se magari non così chiaramente, sfruttando a pieno la poca luce nella stanza. Un paio di collegamenti che, pure senza acqua, pure senza coda, non fanno che ricordargli strenuamente cosa è diventato - cosa lo hanno fatto diventare. Non si accorge subito della presa altrui sulla carta - non subito; è, inizialmente, preso da altro: un astio che lo fa scattare, forse troppo velocemente, con la direzione intrapresa dal capo, verso Neara. Non ha niente contro quei libri, contro quei registri o contro quei documenti. A ben vedere, non ha nulla nemmeno contro l'altra Karcharias. Queste consapevolezze, però, lo riescono a calmare solo in minima parte e, cioè, quasi per nulla. Soffia con il naso, mentre molla la presa, solo per andare ad incrociarsi le braccia al petto, forse più sottile ma sicuramente più definito, sottolineato da fianchi stretti e busto scattante, oltre che giustamente tornito. ) I nomi non m'interessano: voglio vedere se quello che mi è successo è capitato anche ad altri e se ne sono usciti, in qualche modo. ( Non ci va giù leggero, visto che sta parlando dell'essere uno Squalo come se corrispondesse all'essere diventato un lemure col cagotto perenne. Per di più, lo fa con un altro Squalo. Lineare. ) ... Merda. ( Alza gli occhi al cielo. Perché lui, il significato delle uniche tre parole che ha pronunciato poca fa, lo vede eccome, chiaro e pronto: mica si preoccupa se l'altra riesca o no a fare altrettanto e subito. Anzi, la cosa lo innervosisce - anche questa - abbastanza: il dover prendere conferma della cosa una seconda volta. Come se la prima non fosse stata abbastanza complicata: magari se n'è già pentito. ) Cosa intendi, con tutte quelle robine lì? ( Stringe le palpebre, intimidatorio, quando il primo ad essere intimidito da prospettive semi sconosciute ancora è lui. Se non altro, lascia intendere di saperne ben poco, se non quasi nulla. )

    18:59 Neara [Biblioteca | Umana] « E per fortuna che riesce a conquistare la pergamena, visto che la tensione dell'altro è quasi palpabile. Se la rigira un po' tra le mani, scorrendo distrattamente la lista di nomi presenti, pensierosa. Non sta realmente leggendo, ma solo guardando. Ed infatti poco dopo torna ad arrotolarla per benino, posandola delicatamente sulla mensola più vicina, sicuramente nel posto sbagliato ma a suo tempo sarà proprio lei a rimetterla in ordine, quindi tanto vale piazzarla un po' dove capita. Inspira a fondo, lasciando scorrere un po' di tempo prima di rispondere a Cillian, che ormai le ha lasciato bene intendere la situazione. Non ha più dubbi. » Non mi stai prendendo in giro, vero? « le sorge però spontaneo chiederlo, vista la situazione in cui si sono cacciati. L'attimo dopo le viene fuori un grugnito, basso, un chiaro segno di risata che viene trattenuta, a suo modo. » No, non c'è modo di uscirne « sancisce, con una sicurezza allarmante, lapidaria. » O almeno, non che io sappia « poco dopo però stempera la cosa, per evitargli l'infarto. » Volendo però posso andare a dare un'occhiata a Sy Lé Dom « la parola nella sua lingua natia le scivola fuori fluida, accostandosi perfettamente al linguaggio comune, solito. » Lì ci sono parecchi documenti, magari c'è qualche testimonianza di processi simili « scrolla le spalle, decisamente dubbiosa, ma sempre meglio evitare di dire proprio tutto ciò che pensa. Rilascia il respiro con uno sbuffo, poi, scostandosi finalmente dallo scaffale per tornare ad avvicinarsi lentamente al tavolaccio, lo sguardo basso, rivolto al legno stesso. » Come hai fatto a diventare come me? « è più che certa che prima non lo fosse. Una volta raggiunto il tavolo, torna a volgersi verso di lui, appoggiandosi con il fondoschiena contro il bordo del sostegno, senza però salirvi sopra. Incastrata nello spazio libero tra due sedute. Lo sguardo che riprende il viso maschile. Se lui è in ansia, lei è fin troppo tranquilla, perfettamente a suo agio. » Sì, quelle robine lì.. La coda, le squame, il respirare sott'acqua « sventola la mano nell'aria, davanti a sé, come a voler rendere più leggere le cose che sta dicendo.» E tutte le cose belle e brutte che comporta l'essere così « tace per un po', studiando le reazioni altrui, interessata e forse un po' preoccupata. » Ma.. Sei proprio come me.. me? Cioè.. Come è la tua coda? « ecco, giusto per essere sicuri che sia davvero uguale a lei, e non solo simile. »

    19:20 Cillian [ covo; biblioteca | umano ] ( La reazione che Neara ha - e lo si intuisce facilmente - è l'ultima che si sarebbe aspettato perché, magia delle magie, ha come gran risultato quello di farglieli girare ancora di più. Insomma, l'altra la fa semplice, fin troppo quando lui, invece, giustamente o meno, ci fa una intera tragedia greca. Non le ha staccato gli occhi di dosso, per coglierne ogni sfumatura e, di certo, non lo fa anche adesso, per quanto irritato. Si mastica la poca saliva in gola, spargendola per la bocca appena impastata. Ora, su quello che prima era un semplice scaffale che gli stava di fianco, ci si appoggia eccome, con la spalla e, infine, rigirandosi sui propri piedi, con l'intera schiena. Arriva pure ad appoggiarsi la nuca, spiaccicando i boccoli biondo scuro, troncati sul nascere, su uno dei polverosi ripiani di legno d'ebano. Stringe le palpebre, dopo aver emanato un espiro e stretto i denti dell'arcata superiore contro il labbro inferiore. ) Fottiti. ( Che, a discapito di quanto possa sembrare, non è propriamente rivolto a Neara, quanto una pura e semplice esclamazione di commiato, esasperazione o, bo, semplice attrito verso qualcuno che non è presente, per quanto, sia nato tutto da lui. E' probabile che sia rivolto proprio a quell'Essere, l'invito, magari nell'augurio di essere proprio lui stesso a fotterlo. Al sentir parlare di Sy Lé Dom o, meglio, a udirne, semplicemente, il suono, istintivamente, risolleva le palpebre, riportando gli occhi verso la Karcharias. Un ingranaggio che, nel cervello, macchina qualcosa. ) No, non lì. ( Ha seguito a malapena il discorso altrui, focalizzandosi solo ed esclusivamente su quel suono, in quella lingua diversa dal Comune. ) ... Devo andare da un'altra parte. ( Ovvio che il nome preciso della città non se lo ricordi, non ora. La situazione, non era delle migliori, quando gli fu rivelato il nome della Roccaforte. Infine, si priva del tutto del contatto con lo scaffale, incanalandosi di qualche passo, fugace ma deciso, verso il tavolo. ) Quali sono le cose brutte, di grazia? ( Di grazia: ci crediamo proprio. Lo calca, con un sogghigno spazientito: la facilità altrui non la ricambia proprio. Anche impegnandosi, difficilmente, ci riuscirebbe. ) Non lo so com'è la mia coda! ( Sbotta e, questa volta, sbotta davvero. Per poi tornare ad usare un tono di voce più cadenzato, per quanto sempre rivoltante da quanto innervosito. ) Non ho avuto modo di ammirarmi. ( Sarcastico. Del resto, il pregiudizio dei Terrestri sui tritoni, è risaputo. Soprattutto a un Nordico d'origine come lui. ) Ero troppo occupato a lasciarmi affogare. ( Che l'astio, a posteriori, sia anche nei propri confronti, non ci piove. )

    20:38 Neara [Biblioteca | Umana] « La reazione improvvisa di Cillian non sembra sconvolgerla granché. Lo lascia sbottare senza scomporsi, consapevole che quell'ammasso di nervi ha solo bisogno di gettare fuori un po' di tensione, prima di poter parlare normalmente, e magari di questioni serie. Inspira a fondo, raccogliendo l'odore di chiuso di quella stanzetta con una smorfia di fastidio, per poi rilasciare l'aria con uno sbuffo prolungato, rumoroso. Lo sguardo che torna su di lui, dopo essersi abbassato per un solo istante. » Mi dispiace, mi manca la materia prima per fottermi « dura, forse un po' tagliente, arida. La prende altrettanto seriamente. » Ti stai per caso offrendo? « inclina il capo, lievemente, verso destra, senza smettere di fissarlo con quegli occhi così bianchi, e così freddi in quel preciso momento. Non ci ride, come avrebbe fatto in altre occasioni, non ce la fa. » Ah-ah? « dubbiosa, quando lo sente declinare l'accenno alla città. Abbassa le braccia, l'attimo dopo, andando ad appoggiare i palmi alla superficie liscia e piatta del tavolo, dandosi la spinta sufficiente per salire un poco, con tutto il peso scaricato sulle braccia stesse. Si issa sul tavolaccio, sedendosi su quello, i piedi a penzoloni nel vuoto. Muove pure un paio di volte le gambe, assestandosi per bene, le mani che restano appoggiate ai lati delle proprie gambe, la schiena leggermente curva in avanti e tutta la sua attenzione focalizzata sul Tritone. » Quindi conosci Sy Lé? « la cosa la lascia quanto mai perplessa, dopotutto vista la sua reazione sicuramente non ha mai visto una città sirenide. » E dove è che dovresti andare, sentiamo? « anche lei sfrutta la stessa delicatezza dell'uomo, dritta al punto. » Le cose brutte sono tante Cillian, e io non ti sto prendendo per i fondelli. Quindi non serve che reagisci così « assottiglia le palpebre, rendendo il proprio sguardo ancora più tagliente. » Io posso anche darti un aiuto, ma se non collabori sarà ben difficile. E ti assicuro che, per uno che non ci è nato così « rimarca il termine, alzando la voce » ..non è per niente facile. Preferisci scoprire tutto da solo, sulla tua pelle? « e lascia chiaramente intendere che, nel caso lo volesse fare – arrangiarsi insomma – lei sarebbe più che disposta a lasciarlo perdere, tornando ai suoi affari, mollandolo nel suo inferno personale. » Sappi che puoi tranquillamente scordarti le allegre bevute in solitaria nell'oscurità della grotta « quello almeno glielo dice, per salvaguardare un po' la sua salute, prima che opti per seguire il suo classico modo di fare da Nordico, che lui stesso ha cercato di inculcarle a viva forza in testa. Fallendo miseramente. » Non volevo che ti ammirassi! Ma si, insomma, prima avevi le gambe e.. puff.. ti sei trovato una coda! Suvvia, speravo che almeno l'avessi degnata di un'occhiata, no?! « alla fine della faccenda sbotta pure lei, mantenendo però il tono particolarmente piatto. » Io sono diversa dalle altre, sono.. Particolare. Quelli come me, sono tutti particolari, fuori dall'ordinario « annuisce, con un movimento calibrato, sempre vagamente assorta. » Non ti ho chiesto di descrivermi l'inclinazione e la lucentezza delle squame « sarcastica. Quel sarcasmo schietto, puro. » Voglio sapere la sua forma, come.. La muovi? « cerca parole più semplici per fargli capire il concetto più rapidamente, e tirarsi addosso meno insulti possibili. » A lasciarti.. Affogare? « stupita, la domanda le sfugge dalle labbra, incontrollata. »

    21:05 Cillian [ covo; biblioteca | umano ] ( Si ferma a qualche passo dal tavolo, nel bel mezzo del passaggio e del corridoio. Avrà fatto sì e no quattro passi, di cui, i primissimi due, con una foga allucinante, sedata, di botto, all'ultimo. Frusta l'aria, con un cenno del capo, muovendo il mento dall'alto verso il basso, seguendo così il fare altrui: di certo, la tensione non passa così, di botto. Soprattutto se dall'altra parte ha un gran paio di maniche di sarcasmo. Forse, si accorge che è lo stesso che ha tirato in ballo lui fino a due minuti fa. Ma, questo, è davvero un motivo valido per smettere di farne uso? No, assolutamente no. Non ancora. L'espressione, già tirata di suo, si raggrinzisce ulteriormente quando, dalla situazione in cui si è andato a cacciare è costretto a sfare sfoggio di un ghigno ironico e strafottente. ) Ti piacerebbe. ( Biascica, serrando subito dopo, nuovamente, le labbra. Questa volta, non si sforza neppure di piantarsi addosso chissà quale smorfia: è semplicemente lui, nel suo astio. Un sentimento che, nonostante tutto, per quanto, volendo, possa essere capace di estenderlo ad una dimensione molto più generale, non è corrisposto a Neara. Non si tranquillizza ma, per lo meno, soprattutto ora che l'altra ha smesso di farla troppo semplice, smorza un po' i toni, cercando di prendere la situazione da un punto di vista più razionale e, se mai possibile, obiettivo. Da estraneo. ) Non ce l'ho con te. ( La voce è bassissima ma, non per questo, incomprensibile. I toni, rochi e graffianti, ci sono ma nel fondale della cacofonia intera. La guarda, spalancando gli occhi azzurrognoli al sentir parlare nuovamente della Città sirenide che, tra l'altro, è la primissima volta che sente nominare. ) No. ( Difatti, non mente, senza esitazione di nessun tipo. Solleva le braccia, incrociate, di qualche - sporadico - centimetro, allacciandosele più che all'altezza del diaframma, a quella del petto vero e proprio, con le mani appoggiate sugli avambracci. ) Non lo so. ( E' agghiacciante nello spadellare la sua consapevolezza di non saperne un'acca di un accidente. Ogni singola parola gli esce difficoltosamente dai denti, evidenziando, inevitabilmente, il suono del tutto. ) Ma ci andrò e mi riprenderò ciò che mi è stato tolto. ( Quindi , tace. L'ipotesi che gli spiattella lei, non è poi molto diversa da quella che si è fatto, in quell'ultimo giorno: del passare tutto da solo. Magari arrivando, stupidamente, a far finta di niente. Il fatto, è che far finta di niente, ormai , gli è impossibile; riconquistare lo status umano perduto, è cosa ben più auspicabile. Non importa né come, né dove. Il silenzio che segue le parole della Karcharias è abbastanza esauriente e pieno: non necessita di chissà quali precisazioni se non quell'occhiata. Non reagisce al dire sulla birra, se non con un mugugno: farà i suoi esperimenti, senza dubbio. E' ora che anche l'altra sbotta che, incredibilmente, si calma: nel senso che se ne sta al suo posto, con un fare anche abbastanza inquietante da quanto è serio. E' come se, finalmente, riuscisse a vedere corrisposta la serietà della situazione anche in qualcun'altro che non sia lui stesso: è inevitabile che lo faccia sentire un pochino meglio. Pensa, alla domanda altrui, abbassando la visuale per pochi secondi. ) Come faceva Iss, appena nata. ( Se la deve ricordare bene, la piccola squaletta. Neonata ma capace di districarsi in acqua come un'anguilla, muovendo la sua codina da destra a manca. ) Come pensi che ci sia diventato così, mh? Di mia iniziativa? No. Mi ha afferrato, mi ha trascinato con lui in acqua, dove sapeva che non potevo difendermi. Che Fadir non poteva intervenire. Ha aspettato che fossi sul punto di morire e poi mi ha fottuto. Tutto. ( E' ovvio che usi il termine - fottere - in maniera figurata: lui, quello che gli è successo, lo vede come un vero e proprio furto. Ingiustificato. )

    21:22 Neara [Biblioteca | Umana] « Da parte sua regge il sarcasmo altrui con calma, una calma piatta. Fuori luogo in un momento del genere. Lo sguardo che non si schioda e le gambe che di tanto in tanto si muovono un po', oscillando nel vuoto. Non risponde subito, si prende il tempo per pensare. L'unica cosa, di getto, che le esce, è lo specchio del sarcasmo altrui. Intenso, deciso. » Sì, mi piacerebbe « dal suo punto di vista non c'è alcuna traccia di vergogna, nonostante chissà come siano finiti a parlare di qualcosa di poco delicato. Ne discorre tranquillamente, quasi stessero parlando del tempo. » A volte potrebbe essere piacevole provare esperienze nuove « le labbra si increspano in un ghigno divertito, che stia tirando in ballo anche la sua nuova condizione è scontato. Anzi, ovvio. » Anche a te potrebbe far bene, non ci hai pensato? « e d'improvviso, come uno schiaffo in pieno volto, arriva quel ricordo. Si fa strada nella nebbia, risalendo con ampie falcate, costringendola a sgranare gli occhi di colpo. Il respiro si spezza, facendosi più pesante. L'attenzione che rifugge lo sguardo maschile, piantandosi sul terreno della Biblioteca, vitreo. Impiega un bel po', sicuramente, per rimettersi a posto. Per tornare più o meno allo stato di prima. » ..Mi sono appena ricordata di una cosa.. « lo rende partecipe della faccenda. No, non è impazzita. » Tu non sei il primo che mi fa discorsi di questo genere. Un altro.. Prima di te.. No, non era un pesce « lo rassicura, prima che si faccia strane idee sulla possibilità di mutare e tornare ciò che era. » Anche lui era convinto che fosse uno schifo la sua nuova condizione. Stava cercando disperatamente un modo per tornare quello che era, e così facendo si è consumato dentro. Scavando una voragine non da poco nella sua anima, questo lo so per certo, ne ho avuto conferma « direttamente dall'interessato, chiaramente. » Se sei così, adesso, c'è un motivo. Quelli come noi « anche qui evidenzia il termine, calcandolo con enfasi » ..non sono soliti andare in giro per il mare a tramutare umani a casaccio, così perchè non sanno come trascorrere il proprio tempo « storce il naso, innanzi al disegno che sembra farle l'altro di quelli come loro. » Ci spero bene, che tu non ce l'abbia con me « scrolla le spalle, lei non ha fatto niente. Una pausa, lunga, durante la quale torna a studiare il viso e gli occhi dell'altro, assorta. » Non credo che sia conveniente per te entrare a Sy Lè con l'intento di lanciarti nella Biblioteca. Le Kaledones sono gelose di ciò che è loro, e quella raccolta di scritti è di loro proprietà « non si fa problemi ad ammetterlo, sincera. » Finiresti per essere scambiato per un invasore e fatto a pezzetti « dritta al punto, non c'è che dire. Un'altra pausa, forse più lunga della precedente. » Iss.. « si sforza, è costretta a farlo per ricordare. Una di quelle cose sommerse chissà dove, in un passato che non ha dimenticato ma che si rifiuta di spulciare. » Va bene, quindi sei come me « a questo giro le esce un sorriso, non troppo ampio. » Non pensare che tu sia fottuto, sempre. C'è qualcosa di positivo, nell'essere ciò che sei. Prima di accanirti così, prova a gettarti in acqua e guardare, con occhi sinceri, ciò che si nasconde nel profondo.. Se vuoi ti condurrò io stessa a Deot « abbrevia, senza pensarci, il nome della propria città. » Lì sono tutti così « squali, in parole spicciole. »

    21:48 Cillian [ covo; biblioteca | umano ] ( Il pollice del sarcasmo spicciolo e di cattivo gusto ce l'ha sempre avuto, di sicuro, però, non si aspettava tutta quella pensierosità dall'altra parte, presto distrutta da un'altra dose di amara ironia. Ora, il Karcharias si lascia andare a un sogghigno, sollevando il petto verso l'alto e, con esso, pure l'intreccio delle braccia. Un suono soffocato, è il corrispettivo di un breve accenno di risata, decisamente modica, sempre, per altro, caratterizzata da una nota amara e negativa, propria della situazione in cui verte. ) Lasciami almeno imparare a nuotare come si deve. ( Non ci sarebbe stato imbarazzo prima, figuriamoci ora che, tra l'altro, bisogna prendergli le parole per le pinze. Almeno in parte. Che debba ancora farci abitudine a coda, squame e suppellettili vari è poco ma sicuro visto che li ha sopportati - emotivamente parlando - per la bellezza di quelli che saranno stati cinque minuti al massimo: il tempo, cioè, di tornare a raggiungere la battigia. Un percorso velocizzato, per altro, da una nuova foga certa e precisa. Si raddrizza, facendo scattare in dentro gli addominali: ora che non ha più manco l'appoggio dello scaffale è costretto a starsene in piedi a pochi passi dal tavolo su cui siede la Sirena. E' serio, una serietà dettata principalmente dall'attenzione, quando si va a parlare di esperienze simili alla sua; è deciso, a riprendersi quello che gli hanno preso ma, anche, a non finire peggio. Perché, ben vedendo la cosa, il peggio l'ha scampato, in un modo o nell'altro: questa, sicuramente, è una delle prime cose che gli deve aver ricordato Neldor, presente, con lui, per quanto costretto a terra. ) Mi ha chiamato - fratello. ( E se non avesse quello sguardo gelido piantato addosso, si direbbe ancora sarcastico. Eppure, le sopracciglia sono due linee tese, sulla fronte, leggermente corrugata. Gli zigomi sono sollevati e incassati su un viso dai lineamenti fin troppo definiti. ) ... Non devo andare a Sy Lè. E non sono documenti, quelli che cercherò. ( E, per la prima volta, va a nominare il nome della Città Sirenide, come ha fatto Neara. Stringe le labbra. ) Devo trovare Lui. ( Per farne cosa non si sa, non lo dice. Che non sia per farci una partita a scala quaranta, è palese, solo da come lo dice. Non è detto che sia vendetta, quella che cerca: quanto meno, un perché. ) Deot J'aa, sì. ( Più che dal sorriso che l'altra gli rivolge, al quale lui risponde con un'espressione un po' più incerta poverino, sembra dedicarsi piuttosto sulla lampadina che, finalmente, gli si è accesa. La Roccaforte sirenide di cui l'Essere gli ha parlato: è il ricordo, indiretto, confuso e accavallato di un suono, soprattutto. ) Io devo andare lì. Non mi ha detto perché. Ma se lo troverò, io devo andarci. ( Scioglie dall'intreccio al petto, almeno un braccio, il sinistro, cominciando a muoverlo nell'aria, un po' in alto, un po' in basso, un po' a casaccio. ) Non mi ha ucciso. E' questa, la cosa veramente positiva. ( Forse, l'unica che riesce a vedere, attualmente - nonostante le premesse altrui. )

    22:05 Neara [Biblioteca | Umana] « Inarca un sopracciglio quando sente l'accenno di risata, inaspettato. Anche se amara, è pur sempre qualcosa di diverso dal solito botta e risposta condito da qualche insulto ben nascosto. » Quando avrai imparato a nuotare per benino, riprenderemo il discorso « lo chiude anche lei, con un sorrisetto. Ed almeno il suo è davvero divertito. Perchè nel complesso, tutta quella situazione, benchè vagamente tragica, la diverte. Lui, le sue reazioni, tutto l'insieme. » Quindi capisci il linguaggio sirenide? « questa volta lo stupore che dimostra è genuino. Non se lo aspettava. E più va avanti, più la situazione peggiora, se possibile. Riprende a parlare solo quando lui ha concluso, raddrizzando la schiena e sistemandosi meglio sul tavolaccio, che inizia già a diventare scomodo. » Sì, immagino. Lo cercherai, parlerai, e poi lo farai fuori. Con tanto sangue e robe varie. Cose da uomini, in sostanza « sbrigativa, nell'elencare il possibile destino del poveretto che si è messo sul cammino di Cillian. » Chissà, magari un giorno o l'altro arriverai a ringraziarlo, questo tale che ti ha fatto ciò « la vede lontanissima come possibilità, ma c'è sempre. Potrebbe accadere. Annuisce un paio di volte all'accenno su Deot J'aa » Se quello che ti ha fatto ciò è uno come noi, è normale che ti abbia indicato quella città. Si trova a Nord, vicino al Mare de Vermi « gli dà giusto qualche indicazione sommaria, per il resto dovrà arrangiarsi. E' sempre un modo come un altro per allenarsi e prendere coscienza della nuova forma, oltre che del nuovo ambiente. » Devi scendere parecchio sotto la superficie « aggiunge, per essere sicura. » Immagino che il suo sia stato un modo per aiutarti, per non lasciarti in balia del nulla. Ti ha indicato una zona in cui potrai essere aiutato « abbozza un altro sorriso, più caldo. Decisamente più gentile dei precedenti. » Probabilmente potrai rischiare anche la testa, ma quelli sono dettagli « proprio di poco conto. Conclude così, lasciandosi scivolare sul tavolo e dandosi una definitiva spintarella con le mani per scendere, con un saltello leggero. Già che c'è si sistema pure la casacca, prima di tornare a dedicare tutta la sua attenzione al Tritone. » Ripeto, se non ti ha ucciso, c'è un motivo sotto.. « l'intonazione si fa più bassa, pondera ogni parola adesso. » Io non so per quale motivo abbia fatto una cosa del genere, ma io da parte mia non la considero certo una disgrazia, ma un dono. E tutti quelli che sono come me.. O almeno, quasi tutti.. Considerano un dono che è stato loro fatto, quello di essere come siamo « accodati, pesci, quella roba lì. » Non è così facile e comune che uno di noi decida di estendere questo dono a chi non ce l'ha « lei ne è convinta, totalmente. » Proprio per questo non dovresti lasciarti sfuggire l'occasione. Prima di dannarti alla ricerca di un rimedio, lacerando te stesso, prova semplicemente a prendere atto di ciò che sei, e dei lati positivi che derivano dall'essere così « perchè sì, c'è anche qualche lato positivo. » E comunque, se vuoi sapere altro, io sicuramente non ho in programma di scappare dall'Isola tanto presto «

    22:27 Cillian [ covo; biblioteca | umano ] ( Lui, a differenza altrui, non si diverte manco per le palle ma, per lo meno, in un modo o nell'altro, nel bene o nel male, ha l'occasione di poter guardare la situazione da un punto di vista leggermente diverso e, in questo, un altro po', di sollievo, gli sovviene di certo. ) Lo capisco, sì. Ma parlarlo... non ci ho provato. ( Lascia capire che, a riguardo, ci sia proprio il vuoto. Che poi, se è vero che, per capire la Lingua, gli è bastata ascoltarla, magari, per parlarla, gli basterà doverne fare uso. Ipotesi che non ha comunque potuto mettere in pratica visto che, da quella notte, si è ben visto, cocciuto come un mulo, da mettere anche solo un alluce in acqua: per paura di ritrovarsi con la coda e non uscirne più, soprattutto. Ora, l'astio per sé stesso, è sostituito, seppur parzialmente, da una certa incertezza che, nota, forse, proprio in Neara e che, per dietrologia, fa propria. Il braccio sinistro, ancora sollevato, si abbassa di qualche centimetro, mentre il pugno, col polso scoperto, verso il soffitto, si chiude, energeticamente. E, infine, tutto decade, con l'arto che si punta al lato del busto. Quello che la Karcharias, con parole larghe, mette in gioco, è qualcosa che, sì, a lui suono realistico: abbastanza da risultarne offeso, nel giro di pochi istanti. Si rabbuia, di nuovo, storcendo collo e capo lateralmente: non abbastanza da dover mollare la presa dello sguardo dalle iridi bianche altrui. ) Non ho cominciato io! E comunque è giusto che mi debba, come minimo, un perché. Se gli pianterò un coltello nelle palle o lo ringrazierò, dipenderà esclusivamente da quello che mi dirà e da quello che mi farà. In ogni caso, non mi troverà sguarnito, come l'altra sera. ( E' convinto che più convinto non si può, tanto che, non è ancora pienamente entrato nella logica del Tritone: se lo incontrerà nella roccaforte militare di Deot, sicuramente, il coltello dovrà accontentarsi di piantarglielo da altra parte. Ma, questi, son dettagli. Per il resto, fa presto a scaldarsi, raddrizzando con un gesto secco la schiena e indietreggiando di un passo, solo per conquistarsi una posizione più stabile, a terra. Ascolta con attenzione scrupolosa i pochi dettagli che la Karcharias gli rivela sulla posizione della città. ) Perché tu non sei mai stata come me ... L'unica differenza è che noi non andiamo in giro a pescare gente, costringendoli a restare piantati sulla terraferma a vita. ( Noi. Un noi che non esiste più, nonostante i desideri: un noi che è perduto e affogato. Non urla, né sbotta: ma le parole gli escono rapide e decise. Così, funziona anche per gli occhi, fissi. ) Tu dovrai scappare dall'Isola per accompagnare me. Per farmi vedere, almeno, dove si trova la città, come entrarci civilmente. ( E ne avrebbe altre, solo che sono talmente tante che non ha nemmeno modo di sciorinarne di nuove: quest'ultima, nonostante i modi e i fare, suona proprio come una richiesta. )

    Edited by (ulalume) - 13/2/2013, 22:33
     
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